L’ansia da prestazione alla cassa del supermercato tedesco

Quanto è difficile sistemare la spesa nelle buste alle minuscole casse dei supermercati berlinesi, con le cassiere che, soddisfatte, hanno finito di passare tutto quello che hai preso in 3 secondi netti?

Ogni volta che vado a fare la spesa a Berlino mi riprometto di comprare il minimo indispensabile. Pensando a cosa voglio mangiare la settimana dopo, faccio una breve lista di ciò che mi serve e puntualmente la dimentico a casa. Tant’è che poi esco dal supermercato con almeno tre borse della spesa traboccanti e uno zaino che mi carico sulle spalle a mo’ di giogo. Ma non è colpa mia, è che devo sempre usare il carrello, che dopotutto è molto capiente. Userei anche quei cestini con le rotelline che molti supermercati mettono a disposizione – se non fossero sempre esauriti perché la gente li ruba. E’ una pratica talmente diffusa a Berlino che un noto supermercato ha fatto scrivere su tutti i cestini: “Questo l’ho rubato al (nome supermercato)”. Così se mi capita di fare spesa con questi cestini, mi sento in colpa anche se non ho fatto nulla.

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Si potrebbero condurre studi scientifici sugli usi e costumi del fare la spesa in Germania.

Dal nome di certi alimenti (come la Götterspeise, letteralmente “il cibo degli dei” e banalmente la nostra “gelatina”), al mono-sapore dei vegetali, ai dolci natalizi che invadono gli scaffali già da metà settembre. In questo pezzo vorrei però dedicarmi a ciò che considero essere l’ostacolo più grande di ogni supermercato, il mio personale Oracolo del Sud. E’ una prova che incontro sempre alla fine del percorso, proprio quando dopo un’ora passata a confrontare i prezzi e le quantità dei vari alimenti le forze mi hanno quasi abbandonato, ho fame (magari è colpa mia che vado sempre verso ora di cena) e vorrei solo essere fuori di lì.

All’ostacolo darò un nome fittizio: chiamiamolo Inga. Inga è l’archetipo della CASSIERA tedesca.

Inga mi ha già adocchiato lì in coda, dietro alle altre 5 persone che mi precedono. Ha visto che arrivo con un carrello zeppo e ha già valutato col suo occhio bionico il volume, la quantità e il valore degli articoli. E’ una prova anche per lei, ne va del suo orgoglio di cassiera. Passare articoli sullo scanner alla velocità supersonica è il suo mestiere e non vuole di certo perdere il trofeo Scannerista dell’Anno solo perché io ho deciso di fare scorte per una stagione intera.

Inga sa bene che non riuscirò mai ad insacchettare tutto prima che lei abbia annunciato il totale. Sistema il primo cliente, poi il secondo, poi si prende una breve pausa e getta un’ altra occhiata fugace al mio carrello, per assicurarsi di non aver calcolato male la quantità di articoli al secondo che dovrà scannerizzare. Via anche il terzo cliente, liquidato con un “Tschuessschoenentagnoch!- Hallo!” che è anche già un benvenuto al quarto cliente. I miei battiti accelerano e inizio a deporre i miei articoli sul nastro della cassa. Inga non sa che anch’io ho la mia strategia: prima le bottiglie pesanti, poi i barattoli, frutta e verdura, infine le cose delicate e sopra a tutto il resto andranno le uova. Il quarto cliente sta pagando, io ripercorro con lo sguardo velocemente gli alimentari sul nastro, in un ultimo disperato tentativo di capire come poter ottimizzare la strategia di insacchettamento.

– “Tschuessschoenentagnoch!- Hallo!

Partiti!

Bip, bib, bip. Il suono ritmico dello scanner è l’unica cosa che avverto, il resto è un vuoto dove siamo solo io e Inga, in una sfida all’ultimo genere alimentare. Mi destreggio abilmente tra la borsa di tela e lo zaino: la bottiglia dell’olio di qua, il vassoio con le carote di la, il latte da un lato, le patate così pesanti dall’altro, lo yogurt va…no cazzo! Lo yogurt deve stare sopra! Troppo tardi. Ho perso il vantaggio che avevo accumulato mentre Inga pesava le banane. Un mio ripensamento e lei ha già mandato avanti le fette biscottate, il Cibo degli Dei, le uova e l’aceto balsamico. Inizio ad arrancare. Borsa o zaino? Prima le uova o il pollo? Oh no, lo zaino è già pieno! Inga sghignazza sotto i baffi e infierisce con (alla Fantozzi) il MEGA PACCO DI CARTA IGIENICA A TRE STRATI DA DODICI ROTOLI. E’ fatta. Annaspo tra i generi alimentari, inizio a buttare tutto alla rinfusa nel carrello quando inesorabile arriva il momento che temevo. Inga enuncia trionfante il totale.

  • SiebenundzwanzigeurosechzigBaroderKarte?

Ancora una volta ha vinto lei.

Sconfitto, le allungo con una mano il bancomat mentre con l’altra tento ancora di ficcare il Müsli formato famiglia nella borsa di tela, ormai anch’essa stracolma. Non ho il tempo di issare lo zaino da quattro tonnellate nel carrello che Inga già mi chiede di inserire il pin. Tutto avviene così in fretta che l’ultima cosa che ricordo è la settantenne dietro di me che mi incita in berlinese stretto a spostare il carrello dalla corsia. Forse anche lei si prepara alla sfida?

Ma non vale! Lei ha comprato solo due pacchetti di sigarette e una bottiglia di Jaegermeister!

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Berlino Schule tedesco a Berlino

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