Leif Ove Andsnes e quell’amore smisurato per Beethoven: a Berlino il suo prossimo concerto

*di Maria Severini

Appassionati, interessati, incuriositi, musicisti professionisti o dilettanti: chi più ne ha più ne metta! Ultime due possibilità per assistere a due recital pianistici davvero importanti: uno ha come protagonista il giovane norvegese Leif Ove Andsnes e l’altro niente meno che l’italianissimo Maurizio Pollini (biglietti per il concerto del 10 marzo ancora disponibili qui).

Domenica sera è il turno di Leif Ove Andsnes che si esibirà in Philharmonie, nella Kammermusiksaal, alle ore 20.00. Il programma propone un evergreen: Beethoven, Beethoven, Beethoven. Montagne di carta sono state utilizzate per studiarlo, per inquadrare lui, la sua opera, la sua vita sregolata, il periodo storico, per tramandare ai posteri il suo contributo nell’evoluzione del linguaggio musicale e delle forme della musica. Eppure si è così lontani dal percepire l’argomento come esaurito. Sulle 32 sonate, poi…

In programma domenica ce ne sono 3, la n. 11 op.22, la n. 28 op. 101, la celebre Appassionata op.57, e in aggiunta le 6 Variazioni op. 34. Opere, queste, composte quando ormai la celebre sordità di Beethoven era già ad uno stadio avanzato e aveva ormai da anni devastato la sua vita. I primi sintomi si manifestarono nel 1795, a venticinque anni, e lo costrinsero ad abbandonare la carriera pianistica. «Come posso – dice Beethoven nel celebre “Testamento di Heiligenstadt” del 1802, anno in cui ormai aveva accettato l’infermità come incurabile – ahimè, confessare la debolezza di un senso, che in me dovrebbe essere più raffinato che negli altri uomini e che in me un tempo raggiungeva un grado di perfezione massima?». L’immagine che si ha del compositore di Bonn, ma naturalizzato viennese, è quella di un misantropo, irascibile e solitario che tanto si distanzia dall’eccellenza e dalla perfezione della sua musica. Questo è sicuramente vero in parte, ma la causa di un carattere così poco malleabile fu soprattutto una salute cagionevole che lo costrinse a letto con atroci sofferenze e un’infanzia svantaggiata, segnata da un padre violento e incline al bere e una madre anaffettiva morta giovane. Ebbe molti amori ma nessuno si trasformò in matrimonio, e gli ultimi anni li trascorse a fare lo zio, seguendo amabilmente Karl, figlio del fratello morto. Talmente protettivo che riesce a disputarne la tutela alla madre, non proprio esempio di virtù. Forse proprio le asperità della sua condizione contribuirono alla produzione di opere preziose e fecero del suo apporto uno dei più significativi mai dati al linguaggio musicale, all’epoca in preda a grandi mutamenti. Assetato di cultura, conoscitore attento di Goethe, Schiller, interessato alla filosofia, lettore vivace di Kant e Rousseau, egli incarna un nuovo tipo di compositore; è da questa cultura Beethoven trae la sua idea che la musica debba risiedere al vertice delle attività umane.

Leif Ove Andsnes è solo uno degli innumerevoli interpreti che si mettono alla prova con un mostro sacro come il compositore di Bonn. Giovane sì, del 1970, ma sprovveduto no. A soli 23 anni debutta con i Berliner Philharmoniker e ha già alle spalle la vittoria di premi prestigiosi (Peer Gynt Prize, il Royal Philharmonic Society’s Instrumentalist, il Gilmore Artist Award). Non per niente, qualche anno fa, fu definito dal New York Times “the most sophisticated pianist of the new generation”.

In atto ormai da qualche tempo è il suo progetto Beethoven Journey – un viaggio artistico, di studio, di scoperta ma anche “vero”, geograficamente parlando, visto che lo vede impegnato a tournée in giro per il mondo. Iniziato al Festival di Stresa nell’agosto del 2011, l’idea è quella di dedicare a Beethoven 3 o 4 anni della sua vita artistica e non solo e arrivare a incidere insieme alla Mahler Chamber Orchestra (quella fondata da Claudio Abbado, per intenderci) i cinque concerti per pianoforte del compositore tedesco. Le sonate non rientrano in linea di principio in questo progetto ma sicuramente non vi si allontanano, e fanno parte quanto meno del mood del suo momento storico, confermano l’impegno che Andsnes intende dedicare al popolare Beethoven.

Dove

Philharmonie, Kammermusiksaal, Herbert-von-Karajan-Straße 1 (10785).

Quando

Domenica 23 febbraio ore 20.00

I biglietti è possibile acquistarli sul sito della Philharmonie, oppure recandosi la sera del concerto in biglietteria (la cassa apre un’ora prima dell’inizio).

La frase del post

La musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia…Chi penetra il senso della mia musica potrà liberarsi dalle miserie in cui si trascinano gli altri uomini.

Ludwig van Beethoven

*Maria Severini, laureata in Musicologia, vive a Berlino da qualche anno. L’unico modo che ha trovato per combattere l’astinenza dal sole è fare scorpacciate di concerti.

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