Mein Kampf gratis con Il Giornale, anche la stampa tedesca attacca Sallusti

Pubblicare o non pubblicare, questo è il problema. È da diversi giorni, ormai, che l’opinione pubblica è infuriata con il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, che ha scelto di “regalare” il Mein Kampf di Adolf Hitler a tutti coloro che avessero comprato il primo degli otto volumi della collana sul nazismo in vendita col quotidiano. Critica e stupore è stata la risposta immediata non solo del Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi e dell’intera comunità ebraica italiana, ma anche dei più importanti quotidiani tedeschi, come Die Welt, Frankfurter Allgemeine Zeitung e Die Zeit, e internazionali, tra cui New York Times, Washington Post e Daily Mail. Un dibattito che è destinato a durare per le prossime settimane e che percorre la sottile linea tra libero mercato, coscienza storica e cattivo gusto.

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La locandina del film Lui è tornato, di David Wnendt

 

I fatti. Sabato 11 giugno il direttore deI Giornale, Alessandro Sallusti, ha deciso di allegare in copia gratuita l’autobiografia del dittatore tedesco e libro-manifesto del regime nazista nell’edizione critica curata dallo storico Francesco Perfetti, per tutti coloro che avessero acquistato col quotidiano il primo degli otto volumi della collana sul nazismo, Hitler e il Terzo Reich di William Shirer. Il direttore avrebbe colto l’occasione poiché il 31 dicembre 2015 sono scaduti i diritti d’autore sull’opera, essendo passati 70 anni dalla morte del dittatore, suicidatosi insieme alla compagna Eva Braun nel suo bunker a Berlino il 30 aprile 1945. Fino a quel momento le proprietà intellettuali erano in mano al Ministero delle Finanze della Baviera, ma dal gennaio 2016 è diventato di dominio pubblico e può essere venduto in tutte le librerie della Germania (dove è stata da poco elaborata una nuova edizione critica), così com’era già possibile fare nel resto del mondo. E vuoi per la “forza” del testo, la curiosità per un volume censurato fino a oggi oppure per il successo del film Lui è tornato di David Wnendt, è stato subito inserito nella lista dei best seller stilata dal Der Spiegel appena due mesi dopo la nuova pubblicazione.

La prima edizione critica in Germania. Con un corpo di 2000 pagine diviso in due volumi, più di 3500 note a margine, 4000 copie in prima tiratura e un prezzo di copertina di 59 euro, un team di storici di tutto rispetto dell’Istituto di Storia contemporanea di Monaco di Baviera ha pubblicato a gennaio 2016 la prima edizione critica al Mein Kampf disponibile in Germania. Così, come spiegato nel sito di riferimento, si vuole contestualizzare storicamente l’opera, evidenziandone gli aspetti propagandistici e inesatti: «Il libro di Hitler può già essere reperito in vari modi. Il nostro obiettivo è quello di decostruire completamente la propaganda in modo duraturo e indebolirne il potere simbolico. In questo modo cerchiamo anche di contrastarne un uso improprio ideologico e propagandistico a fini commerciali». Nonostante il progetto, iniziato nel 2009, fosse stato approvato dalle autorità bavaresi nel 2012 con un investimento di 500mila euro, nel 2013 l’allora presidente Horst Seehofer del partito cristiano democratico bavarese CSU bloccò la ristampa, in seguito alle dure critiche ricevute dalla comunità ebraica tedesca e dai sopravvissuti all’Olocausto.

Il dibattito sull’operazione de Il Giornale. Oltre al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, a dirsi indignato per l’operazione de Il Giornale è il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche Renzo Gattenga, che, come riporta Il Fatto Quotidiano, ha ritenuto l’operazione «un fatto squallido, indecente, lontano da qualsiasi logica di studio e approfondimento della Shoah e dei diversi fattori che portarono l’umanità intera a sprofondare in un baratro senza fine di odio, morte e violenza». Il direttore Sallusti, al contrario, sostiene che alla base del progetto c’è la volonta di «conoscere le origini del male assoluto, andando alla fonte, e non aver paura di storicizzare le tragedie del Novecento». Opinione condivisa anche dal giornalista di origini ebraiche Gad Lerner, dal politologo Piero Ignazi, che si è occupato per diversi anni delle origini dell’estrema destra, e dallo storico Gian Enrico Rusconi, esperto del Novecento tedesco. Ma, dichiarazioni autorevoli a parte, un’operazione simile a quella del Giornale fu già proposta dal Times, come riporta il libro Il Contratto di Giorgio Fabre, che pubblicò lunghi estratti del volume in diverse puntate a fine luglio del 1934 con l’intento di farne il «libro nero» dell’umanità e riuscendo a far indignare l’opinione pubblica inglese. Il testo, inoltre, è in vendita sul web: Google, il cui fondatore Sergey Brin è ebreo, vende l’e-book a 2,58 euro e permette di leggere gratuitamente i primi nove capitoli, Apple lo vende in diverse edizioni dai 2 ai 5 euro, così come Amazon, Ibs e Feltrinelli, casa editrice storicamente di sinistra, che applica uno sconto del 15% vendendolo a 10 euro e rendendolo, quindi, maggiormente accessibile. In molti di questi casi non si tratta nemmeno di edizioni commentate e il testo è facilmente reperibile su internet anche in lingua originale.

L’opinione. La scelta di Sallusti allora non è nuova né fuori luogo, in quanto si tratta di una classica operazione editoriale di collana, oltretutto commentata da un esperto del settore, in tendenza col mercato del libro nazionale e internazionale. A irritare c’è probabilmente la circostanza che l’operazione proviene da un quotidiano conservatore, sospettato di voler semplicemente solleticare dei lettori (e un elettorato) di destra. C’è poi chi sostiene che il testo vada maneggiato con cautela, data l’avanzata dell’estrema destra europea: si pensi al Partito della libertà (49,7%) in Austria, al Front National (30%) in Francia, ai Democratici Svedesi (12,9%), o  ad Alternative für Deutschland (9,7%) in Germania. Ma non è con una “censura preventiva” di un fatto storico che si può pensare di bloccare questa tendenza. Al contrario, così come ha proposto l’Istituto di Storia contemporanea bavarese, è solo con una critica mirata, nota per nota, che è possibile riaprire un dibattito, ormai tabù, senza restare in superficie o scadere in facili conclusioni, come invece vuole il peggiore populismo. Altrimenti sarebbe come non leggere Sottomissione di Michel Houellebecq, perché provocherebbe un’immediata reazione islamofoba nell’opinione pubblica, o ancora non vedere Gomorra – La serie di Roberto Saviano, perché farebbe dei suoi spettatori delle nuove leve camorristiche. Eppure sono alla portata di tutti. A fare la differenza, quindi, non è tanto il testo in sé, ma l’uso che se ne fa. E perché dovrebbe essere vietato veicolarlo attraverso un giornale, mezzo d’informazione per eccellenza? Se il Mein Kampf è un testo storico, spetta in primis allo storico commentare e fornire un supporto argomentativo appropriato alla comprensione e alla critica del testo. Se il giornalista si avvale di questo supporto, non fa altro che svolgere il suo lavoro: fare informazione.

Il Mein Kampf. Scritto da Adolf Hitler nei nove mesi trascorsi in carcere nel 1924, condannato per reato d’insurrezione in seguito al fallito colpo di Stato a Monaco di Baviera del 1923, venne pubblicato in due volumi rispettivamente nel 1925 e nel 1926. Ebbe un immediato successo nel momento dell’ ascesa di Hitler al potere nel 1933 e se ne contano complessivamente 13 milioni di copie vendute fino al 1945. In quell’anno gli alleati assegnarono i diritti d’autore allo Stato bavarese, in quanto Monaco di Baviera era l’ultimo posto in cui lo stesso aveva registrato la sua residenza. Il saggio espone il pensiero politico del Führer e delinea il programma del partito nazionalsocialista, rivelando il suo odio per comunismo ed ebraismo, ritenuti i mali del mondo da estirpare a ogni costo. Si prosegue con il piano d’espansione della Germania verso est, con l’invasione di Cecoslovacchia e Polonia, motivato dalla necessità di realizzare il “destino storico” del popolo tedesco attraverso la creazione dello “spazio vitale” (Lebensraum), a spese della vicina Russia. Ma ciò che resta maggiormente impresso del testo è la forza con cui sostiene l’antisemitismo e la caratterizzazione della razza ariana pura e superiore, che porterà a rastrellamenti, campi di concentramento e di sterminio per realizzare il disumano progetto chiamato dallo stesso “soluzione finale”.

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Foto di copertina © wikipedia