Muro di Berlino, ecco le 5 fughe sottoterra che fecero vergognare la DDR

Il muro di Berlino: una storia di divisioni, opposizioni, ma anche di fughe disperate. Ecco le principali vie utilizzate per scappare

13 Agosto 1961 – 9 Novembre 1989. Il muro di Berlino ha resistito per ben 28 anni facendo della zona ovest della città un’enclave all’interno dell’intera Germania dell’est, completamente circondati da una fortificazione che negli anni è diventata via via più difficile da valicare. Di fughe però ce ne sono state, sono ben 2800 i berlinesi orientali che attraversarono clandestinamente il confine. Di fughe spettacolari ce ne furono moltissime (sono raccontate tutte all’interno del Museum Haus am Checkpoint Charlie). Queste le cinque più eccezionali.

La galleria del cimitero di Pankow

Pochi giorni dopo l’erezione del muro, c’era già chi ad ovest si ingegnava per aiutare i propri amici ad est ad attraversare clandestinamente il confine. Dettlef Girrman, Dieter Thieme e Dodo Kohler erano all’epoca tre studenti della Freie Universität, che per cinque mesi riuscirono ad aiutare decine di persone attraverso passaporti falsi. Poi, una volta che il metodo fallì, si adoperarono per un passaggio sotterraneo. Dopo vari studi del terreno intorno al muro, scovarono un vecchio impianto fognario in una zona industriale dell’est che arrivava  fino a Kreuzberg.

Tuttavia, il 12 ottobre 1961 i poliziotti dell’est scoprirono il tombino da cui si erano calati già 134 studenti e lo sostituirono con un pezzo di acciaio non più sollevabile. Il gruppo Girman non si arrese e così, dalla cantina di un capannone vicino alla stazione di Schönholz cominciarono a scavare un tunnel di circa 23 metri che sbucava dentro la fossa di una tomba. Inscenando funerali, i partecipanti finivano con lo scomparire. Furono ben 23 i berlinesi che riuscirono a fuggire in questo modo.

Il tunnel 28 

Il 28 gennaio del 1962 ben 28 persone riuscirono ad oltrepassare il confine grazie ad una galleria iniziata solo due settimane prima, L’idea proveniva da Erwin Becker, che si fece aiutare dai fratelli. Il tunnel finale era largo 60 centimetri, largo 60 e lungo 30 metri. Il terreno era piuttosto sabbioso e così si aiutarono con tavole di legno per tenere assieme il tunnel. Assieme ai tre c’erano ben 23 persone. Tre ore dopo, le guardie della Ddr avevano già scoperto la fuga, ma era troppo tardi per fare qualsiasi cosa. Da questa storia gli americani non tardarono a realizzare un film. Si intitolò Escape from East Berlin (“Il muro della paura” in Italia) e fu distribuito in Germania dell’Ovest già nell’ottobre del 1962 con buona pace della Ddr.

Il tunnel 29

Hasso Herschel era stato un campione giovanile di nuoto della Germania dell’est fin quando, nel 1953, il suo nome entrò negli archivi della Stasi per aver partecipato alle dimostrazioni di piazza del 17 giugno. Nel 1961 riuscì a scappare a ovest grazie ad un passaporto falso. Ad est era però rimasta la sua famiglia. Fu così che nella primavera del 1962, assieme agli studenti italiani Domenico Sesta e Luigi Spina, cominciò a scavare un tunnel dalla cantina di un edificio bombardato durante la seconda guerra mondiale, sul lato occidentale di Bernauer Strasse. La meta era una casa di Schönholzer Straße. Per la progettazione si fecero aiutare da un’ingegnere. In corso d’opera, riuscirono a coinvolgere un’altra trentina di persone, tutte desiderose di portare familiari o amici dall’altra parte. I servizi segreti americani sapevano del progetto, ma logicamente non dissero nulla. Il 14 settembre 1962 fuggirono così ben 29 persone, tra cui la sorella di Herschel.

Il giorno dopo, causa rottura di un tubo, la galleria si allagò, ma per altri dieci anni, attraverso altri espedienti (compreso un enorme cruscotto di un auto) Herschell riuscì a far fuggire decine di altri berlinesi dell’est. Si faceva pagare dai 6mila ai 12mila marchi. Per lui, del resto, questo era un lavoro. Sulla storia della fuga è stato girato il film tedesco Der Tunnel del 2001 e il film-tv italiano Il tunnel della libertà con Kim Rossi Stuart del 2004, tratto dall’omonimo libro del 2002, scritto dalla moglie tedesca di Sesta, Ellen, all’epoca “staffetta” nei lavori di scavo.

Il tunnel di Thomas

Il tunnel di Thomas deve la sua popolarità all’uomo più anziano che lo percorse: Max Thomas, 81 anni. Il ragazzo più giovane aveva, invece, 18 anni. Il tunnel partiva stavolta da est. Era lungo 32 metri, largo 80 cm e alto ben 175 cm: volevano stare comodi. Riuscirono ad arrivare ad ovest la notte del 5 maggio del 1962.

Tunnel 57

Come le precedenti fughe ricordate come “tunnel” qualcosa, il numero che segue è legato al numero di fuggitivi che riuscì nell’impresa. A promuovere l’eccezionale avventura fu il 25enne Wolgan Fuchs, che per l’occasione si fece aiutare da altri 34 berlinesi orientali. Partiva dal seminterrato di un panificio abbandonato posto sul lato occidentale di Bernauer Strasse, civico 97 e terminava ad est, nel cortile di una casa di Strelitzer Strasse 55. I 29 fuggiaschi ce la fecero, ma  ci fu anche una sparatoria durante la quale uccisa una guardia di frontiera. A sparargli era stato per errore un suo collega. Nella Germania dell’Est cercarono di fare credere che era stato assassinato da “terroristi dell’Ovest. La verità venne a galla solo 30 anni dopo.

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