Nessun indennizzo per la morte di Fabrizia Di Lorenzo. I genitori: «Tedeschi insensibili e incapaci»

Nessun risarcimento per i familiari di Fabrizia Di Lorenzo, ragazza 31enne di Sulmona morta nell’attentato di Berlino del 19 dicembre 2016.

«Insensibili, assenti, disorganizzati, incapaci»: queste le parole con cui la famiglia di Fabrizia descrive il comportamento delle autorità tedesche in un’intervista al Corriere della Sera, la prima rilasciata dai Di Lorenzo dopo la strage ai mercatini di Natale in cui la figlia ha perso la vita. Alla famiglia di Fabrizia non verrà destinato alcun risarcimento: a stabilirlo è una legge tedesca del 1985 che regolamenta i danni causati alle vittime di crimini violenti commessi con un autoveicolo o un rimorchio.

«Ci hanno lasciato soli»

La sera dell’attentato di Breitscheidplatz, i Di Lorenzo hanno ricevuto una telefonata da parte di un ragazzo che sosteneva di aver ritrovato il cellulare di Fabrizia sul luogo della tragedia. Temendo il peggio, di lì a poco la famiglia ha allertato la Farnesina. Nella notte la madre e il fratello di Fabrizia si sono messi in viaggio per Berlino, mentre il padre Gaetano è rimasto inizialmente a Sulmona. Assistiti dai funzionari dell’Ambasciata Italiana all’arrivo nella capitale tedesca, i Di Lorenzo riservano parole di ammirazione per il loro impegno: «Disponibili per qualunque cosa, con gli amici di Fabrizia ci hanno assistito continuamente, anche perché non parliamo il tedesco. Abbiamo sentito lo Stato con noi». Non dicono però lo stesso delle autorità tedesche. La madre Giovanna è convinta che la polizia tedesca sapesse con certezza della morte di Fabrizia già il 20 dicembre: nonostante questo «ci hanno lasciato con le altre famiglie nell’angoscia, nella vana speranza di poterla ritrovare ferita, ma almeno viva» spiega Giovanna. Per ottenere conferma del decesso di Fabrizia hanno dovuto attendere i risultati del DNA fino al 22 dicembre e il successivo riconoscimento visivo, tutto questo «senza un aiuto psicologico, soffrendo da matti, senza che nessuna autorità tedesca si presentasse a dirci qualcosa». Persino il trasferimento della bara a Roma con un volo di Stato il 24 dicembre 2016 è stato accordato soltanto in in seguito alle pressioni esercitate da diplomatici italiani e dalla stessa famiglia Di Lorenzo. Giovanna sostiene che l’indifferenza subita da parte dello Stato tedesco è stata riservata anche a tutte le altre famiglie toccate da questa tragedia, persino quelle tedesche: «Non ci hanno mai contattati, non ci hanno dato un interprete, ci hanno lasciati soli. Abbiamo dovuto chiedere sempre, insistere» lamenta la donna. Al fine di scusarsi per la mancanza di umanità e l’inefficienza dimostrate dalla Germania prima e dopo l’attentato, il Presidente della Repubblica Tedesca Joachim Gauck ha ricevuto i familiari delle vittime in data 17 febbraio 2017: in questa occasione Gauck stesso si è detto sbalordito e mortificato.

Nessun risarcimento

Come se il disinteresse denunciato dai Di Lorenzo non fosse abbastanza, alla famiglia di Fabrizia non verrà destinato alcun risarcimento. A stabilirlo è una legge tedesca del 1985 che regolamenta i danni causati alle vittime di crimini commessi con autoveicolo o rimorchio (nel caso specifico dell’attentato di Breitscheidplatz il tir guidato da Anis Amri). Per quanto riguarda l’attentato di Berlino, l’unica famiglia a percepire un indennizzo sarà quella dell’autista polacco, ucciso da Anis Amri a colpi di pistola. Le altre vittime uccise dal tir vengono invece trattate alla stregua di quelle di un incidente stradale. Il legale Roland Weber, incaricato di assistere le famiglie colpite dalla tragedia, ha proposto di modificare il testo della legge.

In un articolo pubblicato in data 26 dicembre 2016 e riportato di seguito, abbiamo affrontato dettagliatamente la questione del diritto a un indennizzo per le vittime di un attentato investite da un autoveicolo:

di Emma Cascella

A pochi giorni dall’attentato a Berlino e nel giorno dell’uccisione dell’attentatore, alcuni fra i più noti quotidiani berlinesi hanno destato l’attenzione dell’opinione pubblica su una questione spinosa: il diritto ad un indennizzo per le vittime di un attentato investite da un tir e le asperità della legge.

Il Gesetz über die Entschädigung für Opfer von Gewalttaten (OEG) (letteralmente: legge sull’indennizzo in favore di vittime di atti di violenza) prevede un articolato sistema di indennizzo per i danni alla salute e per i danni economici sofferti dalle vittime di atti di violenza, che peraltro non è limitato ai soli cittadini tedeschi ma esteso ai cittadini dei paesi membri dell’Unione Europea e, a determinate condizioni, anche a cittadini di paesi non membri. Ma, nel caso dell’attentato di Berlino, la legge non è applicabile, se non in favore dei congiunti dell’autista. Niente per le altre 11 vittime.

Sotto accusa è il paragrafo 1, capoverso 11 dell’OEG che, espressamente, esclude dall’ambito di applicazione della legge stessa proprio i casi in cui i danni siano stati cagionati a mezzo di un autoveicolo (Kraftfahrzeug) o di un rimorchio (Anhänger). Ed è lo stesso incaricato per le vittime del Land Berlin, Roland Weber che critica aspramente la norma in questione, definendola una “fatale Lücke” (una lacuna fatale della legge), e che da tempo si auspica una modifica della legge.

Allo stato dei fatti, riferisce Weber alla Berliner Morgenpost, gli unici a poter chiedere e usfruire dell’indennizzo sono i parenti dell’autista. La sua morte non è dipesa da investimento. Le altre vittime possono percorrere altre strade. Ad esempio, possono richiedere sostegno alla Verein Verkehrsopferhilfe e. V. (un’associazione di sostegno per le vittime della strada) nonché al Bundesministerium für Justiz ed ancora ad altre organizzazioni dedite al sostegno delle persone in difficoltà.

Sulla questione è  intervenuto anche il Bundesarbeitsministerium. Il ministero verificherà l’eventuale necessità di modificare l’OEG e sottolinea che di massima, in questi casi, il ricorso a norme ad applicazione limitata non è affatto inusuale. Resta aperta, per le vittime la via del ricorso all’ Entschädignungsfond für Schäden aus Kraktfahrzeugunfällen” (fondo per il risarcimento danni derivanti da incidenti cagionati da autoveicoli). Insomma, dopo la tragedia, il percorso per ottenere un risarcimento non è affatto semplice né automatica. Per tutti i parenti delle vittime che proveranno ad ottenerlo ci sarà la necessità di un confronto periodico. Non il migliore modo per provare ad allontanarsi almeno un po’ dalla tragedia.

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