Non solo Berlino, ora anche Bologna: Blu cancella i suoi splendidi murales

Dopo Chain Brothers a Berlino, anche Bologna: il celebre artista Blu, bolognese d’adozione e considerato da The Guardian tra i migliori dieci street artist al mondo, cancella volontariamente i suoi murales nel capoluogo emiliano, frutto di un lavoro ventennale. Nella notte tra venerdì e sabato, con l’aiuto di un gruppo di occupanti dei centri sociali XM24 e Crash, Blu ha ricoperto di vernice le prime opere che lo avevano reso famoso al pubblico internazionale e che, con le loro scene allegoriche e i loro animali grotteschi, riqualificavano il tessuto urbano di Bologna.

Un gesto di protesta. Anche in questo caso, come nell’oscuramento dei murales di Berlino, si tratta di un gesto di protesta. In Cuvrystraße le due opere, sorte come dono per un’area architettonicamente degradata, erano state distrutte per impedire che fossero travolte dai processi di gentrificazione che divorano da tempo il quartiere di Kreuzberg. A Bologna l’obiettivo polemico è invece Street Art. Banksy & Co. – L’arte allo stato urbano, mostra presieduta dall’ex rettore universitario Fabio Roversi Monaco e promossa dall’associazione culturale Genus Bononiae con il sostegno della Fondazione Carisbo, che sarà inaugurata il prossimo 18 marzo a Palazzo Pepoli. Il controverso progetto, fortemente contestato dagli ambienti antagonisti bolognesi, esporrà numerosi “pezzi” di street art cittadina, staccati dalle sedi originarie e musealizzati, in alcuni casi senza il consenso esplicito degli autori. Un’operazione discutibile che, con l’obiettivo ufficiale di valorizzare le opere e «preservarle dall’ingiuria del tempo», finisce però per tradire completamente l’estetica sottesa alla street art, in cui critica antisistema, gratuità e volatilità costituiscono delle componenti essenziali. Tra i nomi in cartellone, suo malgrado, c’è anche quello di Blu, che però ha preferito distruggere le sue creazioni anziché piegarsi. Ecco alcuni dei pezzi che il graffitista aveva realizzato a Bologna negli ultimi due decenni, sacrificati per coerenza al proprio modo di intendere l’arte:

La critica di Ericailcane. Nei giorni scorsi anche l’artista bellunese Ericailcane si era duramente opposto alla privatizzazione e musealizzazione dell’arte con questo eloquente disegno postato in rete, indirizzato a «ladri di beni comuni, sedicenti difensori della cultura, sequestratori impuniti dell’altrui opera d’intelletto, adepti del dio danaro e loro sudditi».

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Photo © Ericailcane – Facebook

Il comunicato dei Wu Ming. Molti appassionati e intellettuali hanno criticato la mostra, in primis gli esponenti del collettivo Wu Ming, amici di Blu, che ieri dal loro blog Giap hanno spiegato le ragioni dell’artista. Per gli autori di la valorizzazione della street art sarebbe soltanto un pretesto, dietro cui si nasconderebbe la volontà di privatizzare opere nate per una fruizione libera e popolare e di piegarle innaturalmente all’imperativo del profitto. Sono in tanti a trovare scorretto – sotto un profilo etico e giuridico – che un ente privato si impossessi di opere d’intelletto altrui, “recintandole” e sottoponendone la fruizione al pagamento di un biglietto. La cattiva coscienza delle istituzioni bolognesi sembrerebbe ulteriormente evidenziata dalla loro “doppia morale” nell’amministrare «una città che da un lato criminalizza i graffiti, processa writer sedicenni, invoca il decoro urbano, mentre dall’altra si autocelebra come culla della street art e pretende di recuperarla per il mercato dell’arte». Riportiamo uno stralcio del comunicato del collettivo bolognese. Tanti passaggi sembrano purtroppo applicabili anche a processi economici e politici che stanno funestando Berlino e corrompendo l’autenticità della sua scena culturale e artistica:

«Questa mostra sdogana e imbelletta l’accaparramento dei disegni degli street artist, con grande gioia dei collezionisti senza scrupoli e dei commercianti di opere rubate alle strade. […] Non importa se le opere staccate a Bologna sono due o cinquanta; se i muri che le ospitavano erano nascosti dentro fabbriche in demolizione oppure in bella vista nella periferia Nord. Non importa nemmeno indagare il grottesco paradosso rappresentato dall’arte di strada dentro un museo. La mostra Street Art. Banksy & Co. è il simbolo di una concezione della città che va combattuta, basata sull’accumulazione privata e sulla trasformazione della vita e della creatività di tutti a vantaggio di pochi. Dopo aver denunciato e stigmatizzato graffiti e disegni come vandalismo, dopo avere oppresso le culture giovanili che li hanno prodotti, dopo avere sgomberato i luoghi che sono stati laboratorio per quegli artisti, ora i poteri forti della città vogliono diventare i salvatori della street art. Tutto questo meritava una risposta. La risposta è giunta […] Blu cancella i pezzi dipinti a Bologna nel corso di quasi vent’anni. Di fronte alla tracotanza da landlord, o da governatore coloniale, di chi si sente libero di prendere perfino i disegni dai muri, non resta che fare sparire i disegni. Agire per sottrazione, rendere impossibile l’accaparramento. […] Questo atto lo compiono coloro che non sono disposti a cedere il proprio lavoro ai potenti di sempre in cambio di un posto nel salotto buono della città. Lo compiono coloro che hanno chiara la differenza tra chi detiene denaro, cariche e potere, e chi mette in campo creatività e ingegno. Lo compiono coloro che ancora sanno distinguere la via giusta da quella facile».

 Foto di copertina © wumingfoundation

 

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