Paesaggio in movimento di Hilde Domin, la poesia che celebra le radici ed il ritorno

Bisogna saper partire, ma imparare a tornare. Trovare o ritrovare una casa, qualunque posto sia degno di questo nome. E soprattutto mai dimenticare da dove veniamo, perché un giorno potremmo piangere e rimpiangere quei luoghi, quei volti. È questo il potente messaggio trasmesso dai versi di Hilde Löwenstein Domin, che nella sua poetica ha sempre rimarcato ed esplorato il tema delle radici, dell’appartenenza, dell’atto semplice, ma straordinario legato al ritorno. Nata a Colonia nel 1909 da una famiglia dell’alta borghesia e di religione ebraica, Hilde Domin vive sulla sua pelle il trauma dello sradicamento e dell’esilio quando nel 1932 l’ascesa del Nazionalsocialismo costringe lei e il compagno a trasferirsi in Italia. Tra Roma e Firenze la coppia termina gli studi universitari, convola a nozze e dopo quattro anni si sposta dapprima in Inghilterra e poi nella Repubblica Dominicana, dove Hilde lavorerà come fotografa, traduttrice e lettrice di lingua tedesca all’università. Nel 1951, sull’onda delle emozioni per la morte della madre lontana, scrive i suoi primi versi. E da quel momento in poi (ma soprattutto dopo il ritorno in Germania, avvenuto nel 1954), la poesia diventerà per lei un momento centrale dell’esistenza.

Con un linguaggio elegante ma volutamente semplice e colloquiale, la poetica di Hilde Domin risuona di echi malinconici, ma sempre protesi verso il ritorno, l’istante che sana qualunque frattura operata dal tempo e riavvicina ai luoghi della memoria.

Paesaggio in movimento

Si deve saper andare via
e tuttavia essere come un albero:
come se le radici rimanessero nel terreno,
come se il paesaggio si muovesse e noi restassimo fermi.
Si deve trattenere il fiato,
finché si calma il vento
e l’aria estranea inizia a girarci intorno,
finché il gioco di luci e ombre,
di verde e di blu,
crea gli antichi disegni
e siamo a casa,
ovunque essa sia,
e possiamo sederci e appoggiarci,
come se fossimo alla tomba
di nostra madre.

(Hilde Domin, Con l’avallo delle nuvole, ed. orig. 1987, traduzione di Ondina Granato, a cura di Paola del Zoppo e Ondina Granato, Del Vecchio Editore, Roma 2011)

Ziehende Landschaft – 1955

Man muß weggehen können
und doch sein wie ein Baum:
als bliebe die Wurzel im Boden,
als zöge die Landschaft und wir ständen fest.
Man muß den Atem anhalten,
bis der Wind nachläßt
und die fremde Luft um uns zu kreisen beginnt,
bis das Spiel von Licht und Schatten,
von Grün und Blau,
die alten Muster zeigt
und wir zuhause sind,
wo es auch sei,
und niedersitzen können und uns anlehnen,
als sei es an das Grab
unserer Mutter.

(Hilde Domin, Gesammelte Gedichte 1952-1987, S. Fischer Verlag, Frankfurt am Main, 1987)