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Perché per me, giovane italiana all’estero con idee progressiste, l’esito del voto contraddice la mia idea di Italia

L’Italia vista da una 26enne pugliese da poco più di un anno a Berlino

Premessa onde evitare di far arrabbiare nessuno: in questo articolo verranno espresse le opinioni politiche e riflessioni critiche. Queste opinioni potranno essere (e sicuramente saranno) diverse da quelle di alcuni lettori, spero che si sceglierà di vedere questo articolo come un’opportunità di confronto piuttosto che di scontro.

Quest’anno mi sono trovata a votare per la prima volta dall’estero, precisamente da Berlino. Lontana dall’influenza mediatica caratteristica del periodo pre-elettorale, ho dovuto cercare da sola l’informazione necessaria. Un po’ come tutte le cose, se vista con un po’ di distanza, l’Italia mi è sembrata un po’ più semplice da decifrare.

In attesa che il plico elettorale speditomi dall’ambasciata mi arrivasse a casa, mi sono interrogata a lungo su chi avrei votato. Essendo ancora giovane, la mia coscienza politica è ancora in divenire. Certo so dove mi colloco nelle grandi divisioni, ma scegliere il partito che mi rappresenti di più è tutta un’altra storia. Così ho sentito il bisogno di confrontarmi. L’occasione per parlare di politica italiana vivendo a Berlino non mi si presenta così spesso come quando vivevo a Torino semplicemente perché magari chi mi sta intorno non è italiano, o se lo è, è un italiano emigrato e arrabbiato che magari della politica italiana non vuole parlare.

Così all’ennesima conversazione in cui mi sono trovata a rispondere alle mille domande dei non-italiani (perché Berlusconi è ancora in corsa, chi diamine è Di Maio, ma Salvini non era amico di Trump?), ho preso il telefono e fatto un po’ di chiamate.

In primis ho sentito mia mamma, irriducibile sinistroide molto legata dalle dinamiche locali, con cui mi trovo generalmente d’accordo mai perfettamente allineata. Poi ho chiamato una mia amiche piemontese, giovane e con un lavoro, ma sfortunatamente anche lei senza idee chiare. E, infine, un’altra mia amica residente a Londra, con cui per la prima volta in questi mesi mi sono trovata chiaramente e perfettamente d’accordo: la situazione politica italiana da qualunque angolazione la vedi, nelle scarpe di una giovane emigrata, mi ha messo un po’  di paura.

SAlvini

© Beatrice Terzo/Berlino Magazine

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Un Paese in cui non mi riconosco più

L’esito del voto mi intimorisce perché sembra annientare quei valori che hanno alimentato la mia voglia di studiare, di aprirmi al mondo e di cercare miei simili oltre i confini nazionali. Questo voto così “verde” ha stracciato buona parte di quel mio desiderio di riconoscermi in quei valori di accoglienza e operosità che pensavo appartenessero al mio Paese. Mi sono chiesta: cosa sta dicendo l’Italia con questo voto ai 5 milioni di espatriati italiani in tutto il mondo?

Forse semplicemente che i valori della sinistra, sia di quella arrabbiata e rivoltosa, sia anche di quella più modesta e ragionevole sono considerati, dal 70% della popolazione italiana, superflui e démodé. Tanto, per chi ha trovato respiro nella sicurezza dell’Europa quando la propria casa li aveva ignorati e abbandonati, è un rifiuto ancor più forte di quello descritto dalla disoccupazione giovanile, che stando ai dati Ansa è ancora al 37%.

Devo purtroppo constatare che la grande vincitrice di queste elezioni è solo la paura. La stessa paura che ha vinto con la Brexit e con Trump, e che temo continuerà a vincere finché fare la voce grossa avrà più risonanza dei numeri.

Un po’ di numeri

Gli stranieri in Italia che Salvini addita come il male della nostra società, sono poco più dell’8% della popolazione totale italiana, ovvero 5 milioni di stranieri su 60 milioni di cittadini (Ansa). In Germania invece, su 82 milioni di residenti 10 milioni sono di origine straniera, ovvero il 12% della popolazione residente sul suolo tedesco (Deutsche Welle). In entrambi i casi: gli immigrati sono in minoranza schiacciante.

Pertanto consentitemi di accantonare tutta la retorica politica che vede nell’immigrazione il “problema da risolvere” in Italia e lasciatemi parlare invece di quello è che è stato il grande assente in queste elezioni: il lavoro.

Citando L’Internazionale: “I dati sugli ultimi dieci anni scattano una fotografia precisa dell’Italia: nonostante l’aumento dell’occupazione, rispetto all’inizio della crisi finanziaria mondiale nel 2017, si lavora meno ore, per meno soldi e con contratti più precari.”

Ma a cosa pensano i leader dei partiti votati dagli italiani?

 

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Photo Cover: © Ghost Presenter CC0