Glieck. Bruecke, frame da YouTube

Glienicker Brücke: il ponte delle spie di Berlino con una delle viste più belle al mondo

La frase “tutto scorre”, non rimanda solo a quei fiumi nei quali, come diceva Eraclito, non ci si può bagnare due volte, a causa della rapidità del mutamento che nell’acqua si disperde e si raccoglie. Il “tutto scorre” tocca talvolta anche certi ponti sopra quei fiumi. E così come il fiume degli eventi può cambiare completamente direzione, i ponti possono cambiare il loro nome, proprio a causa di quegli stessi variabili avvenimenti. È il caso del Glienicker Brücke, che da “ ponte delle spie ” è diventato “il ponte dell’Unità”. Luogo pieno di storie che collega Potsdam a Berlino, attraversando il fiume Havel nei pressi di Klein Glienicke, è appunto un ponte che dal fiume degli eventi è stato travolto.

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Il cartello che “racconta” la riunificazione del ponte

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“Qui Germania ed Europa sono state divise fino al 10 novembre 1989 alle 18”, è questa l’incisione che compare su un cartello sul ponte. Ultimato nel 1907 dopo tre anni di lavori, fu distrutto durante la seconda guerra mondiale per essere poi riedificato nell’immediato dopoguerra.
Nel 1961 trovandosi proprio sulla linea di confine fra le due Germanie divise, fu chiuso al traffico, ed è così che alle due parti estreme del ponte furono collocati i due posti di blocco delle polizie corrispondenti. La vera e propria riunificazione tedesca avvenne il 3 ottobre 1990, eppure, è già nel 1949 che venne denominato “ponte dell’Unità”. Epiteto ricco di significato, in contrasto non soltanto con le sue origini, essendo stato per quasi mezzo secolo un punto caldo di divisione e di tensione, ma anche col soprannome che aveva in precedenza. Durante la guerra fredda veniva infatti chiamato “il ponte delle spie ” essendo stato al centro di scambi diplomatici tra il patto di Varsavia e la Nato, che lo utilizzarono come punto di scambio delle rispettive spie prigioniere.
La scena sembra proprio quella di un film: durante la notte del 10 marzo 1988 tre uomini in fuga attraversano con un camion il confine tedesco-orientale sul Ponte Glienicke tra Potsdam e il quartiere di Berlino ovest di Zehlendorf. Un pneumatico scoppia, il cofano si spacca e il mezzo si ferma appena 200 metri dopo il confine. I tre uomini chiamano la polizia da un telefono di emergenza. La fuga per l’Occidente riesce realmente. Il loro trucco? Si erano mimetizzati utilizzando un mezzo di trasporto per prigionieri. “A nessuno venne in mente che si potesse scappare con un tale mezzo di trasporto”, ha detto uno di loro ricordando l’episodio in un libro sul ponte dello scrittore Thomas Blees, che riporta diverse storie di fuga e cronache sul ponte (titolo:“Die Glienicker Brücke Schauplatz der Geschichte”).
“Quel veicolo è stata la nostra fortuna”, aggiunge uno dei tre rifugiati, e “inoltre, essendo noi stati in precedenza parte dell’esercito della DDR, sapevamo esattamente quale fosse il momento migliore per la fuga, cioè, quando le guardie in servizio alle frontiera sono stanche.”

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Il ponte ai tempi del muro

Un altro episodio riguardante le cronache del ponte è quello di un poliziotto occidentale con un debole per i mini-carri armati. Dopo aver diretto il suo carro telecomandato al di là della striscia di confine ebbe a che fare, sorprendentemente, con un atteggiamento insolito delle guardie della frontiera orientale. “Fu in realtà una reazione piuttosto allegra”, ricorda un testimone oculare. Sono stati semplicemente a guardare cortesemente.

Un ponte che apparteneva metà all’est e metà all’ovest, che è stato sia simbolo vivido sia di divisione che di unità, che il giorno dopo la caduta del Muro, il 10 novembre 1989, è stato riaperto al transito di chiunque.

Matthias Platzeck, primo ministro del Land del Brandeburgo, ha vissuto per 35 anni sul lato orientale. “Certo, con la sensazione di non poter mai andare oltre quel ponte”, ricorda nel libro di Thomas Blees. Nel 1959 è stato eretto sul lato ovest per la prima volta un albero di Natale, decorazione che dall’est potevano soltanto guardare.

Con il trattato di unificazione tedesca del 1990, vennero abrogate tutte le misure di blocco e di controllo, e da quel giorno anche il Glienicker Brücke divenne ufficialmente e finalmente un ponte libero per tutti.
Grazie ai tre noti scambi di prigionieri avvenuti durante la guerra fredda gli venne affibbiato un altro soprannome: “Agentenbrücke” (il ponte degli agenti).
Il primo scambio ebbe luogo il 10 febbraio 1962. Una famosa spia russa, il colonnello Rudolf Ivanovich Abel, fu liberato in cambio del pilota americano Francis Gary Powers, che era stato catturato dopo essere stato attaccato e fatto precipitare col suo aereo in territorio sovietico durante una missione di spionaggio nel 1960.

Il 12 giugno 1985, in cambio dell’agente polacco Marian Zacharski e di altre tre spie sovietiche bloccate in occidente, venne resa la libertà a ben 23 agenti dei servizi segreti americani. Infine, l’11 febbraio 1986, avvenne l’unico scambio del quale restano ad oggi immagini pubbliche, grazie alle riprese di un servizio televisivo occidentale. Anatoly Sharansky, noto prigioniero politico russo, e tre agenti dei servizi occidentali, furono barattati con Karl Koecher ed altre quattro spie del KGB (“Comitato per la sicurezza dello Stato”, principale servizio segreto dell’Unione Sovietica).
25 anni dopo la caduta del muro, il mondo intorno al ponte è un altro: da un lato si trova Nördliche Vorstädte, famoso quartiere berlinese, dall’altro ci sono Wannsee e il Golf Club. Oggi il ponte è un spettacolare collegamento a Potsdam, capace di offrire una vista meravigliosa sul paesaggio circostante. “La vista dal ponte Glienicke compete con le più belle parti del mondo,” sosteneva l’esploratore e naturalista Alexander von Humboldt. Klein Glienicke, la zona di Potsdam in cui si trova il ponte, per decenni fu soprannominata“il luogo dietro il muro” e fa parte di una delle zone più belle dell’area di Potsdam, già nel 1990 dichiarata patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, su richiesta di entrambi gli stati tedeschi.

Il ponte di Glienicke ha un ruolo importante anche per la storia del cinema di Berlino. Nel 1966, fu al centro della trama di un film inglese di spionaggio, “Funerale a Berlino”, con l’attore Michael Caine. Un ponte che è fonte di ispirazione, diventato protagonista assoluto di diversi libri, che non costituisce soltanto la storia di tentativi di fughe sensazionali e di scambi di prigionieri, ma, come l’acqua che scorre, è anche un simbolo affascinante, cambiato dalla storia e attraverso la storia. È noto a tutti, Berlino ha più ponti di Venezia, e quello considerato più famoso in Germania, anello di congiunzione tra Berlino e Potsdam, per il quale è prevista una ristrutturazione ed una celebrazione il prossimo 10 Novembre, nel venticinquesimo anniversario dalla caduta del Muro, merita sicuramente una visita.

Ad un occhio attento, la divisione sembra essere ancora visibile. Il verde del prato è più scuro in Occidente che in Oriente, difficile però, oggi, immaginare che su quei diversi campi una volta si siano scontrati due sistemi ben più diversi di una tonalità di colore. Un luogo speciale, dal quale si può volgere sia uno sguardo introspettivo verso il passato, che un’occhiata incantata verso il presente bellissimo dei suoi paesaggi circostanti.

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