Le provocazioni di Walter Siti a Berlino, tra accademia e grande pubblico

Arte e televisione, filosofia e sesso, attualità e politica. Quando incontri Walter Siti, puoi aspettarti di sentirlo parlare di uno di questi argomenti o, più spesso, di molti insieme. Siti si muove infatti, perfettamente a suo agio, tra ambiti davvero eterogenei: normalista, docente universitario, curatore dell’opera omnia di Pier Paolo Pasolini per la prestigiosa collana “Meridiani” di Mondadori, ma anche collaboratore delle prime stagioni del Grande Fratello. E poi autore di romanzi e racconti, ambiguamente autobiografici, incentrati sul tema dell’ossessione erotica e dell’omosessualità. Una carriera più che ventennale coronata nel 2013 dal conferimento del premio Strega e del premio Mondello per il romanzo Resistere non serve a niente.

Venuto a Berlino per partecipare alla giornata di studio italo-tedesca Literatur als Leidenschaft – Nachdenken über Pasolini, organizzato il 23 ottobre dall’Istituto italiano di cultura in collaborazione con il Martin-Gropius-Bau per accompagnare la mostra Pasolini. Roma (11 settembre 2014 – 5 gennaio 2015, ne abbiamo parlato qui), Siti, la sera successiva, ha voluto anche incontrare i suoi lettori e presentare il suo ultimo romanzo, Exit Strategy (Rizzoli 2014) alla libreria italiana Mondolibro. Ad accompagnarlo nel suo dialogo con il pubblico è stato il giornalista de L’Espresso Stefano Vastano.

Del libro, storia di un docente universitario di nome Walter Siti che trova faticosamente una strategia per sfuggire alle proprie ossessioni e, allo stesso tempo, all’impasse politica e morale della società italiana contemporanea, Siti ha parlato in realtà per lo più per allusioni, presentandolo come l’ultimo capitolo di un lungo percorso di scrittura che è stato, soprattutto, percorso di conoscenza del proprio io e presa di coscienza dei propri a lungo inconfessati desideri, erotici e non solo. E ad affascinare nell’incontro con Siti è stato proprio questo: la semplicità ed estrema onestà intellettuale con cui lo scrittore ha messo a nudo la propria anima, raccontando delle proprie inclinazioni e del fascino, a lungo rimasto a livello inconscio, per il male: il male nelle perversioni erotiche – le sue in primis – che, trasformate in oggetto della narrazione, hanno fatto storcere il naso a più di un critico; il male nella letteratura e nella cultura in genere, sporcate dalla connivenza con il potere e dall’asservimento al dio denaro; il male nel corpo, trasformato in oggetto esterno all’io e modellato dai culturisti e dalle olgettine di turno fino alla distruzione in nome della volontà di apparire; il male nella Storia, nell’attualità di cui siamo spettatori: Siti confessa il brivido di piacere provato nell’assistere in televisione all’abbattimento delle Torri gemelle e l’impulso a parteggiare per gli aggressori. Quello fu però anche – riconosce oggi – il momento in cui prese coscienza di questa sua fascinazione per il male – che egli ricollega ora alle sofferenze provate nell’infanzia – e cominciò a liberarsene. Infine il male nella politica, come corruzione e connivenza, ma anche come “semplice” banalità: una banalità del male che porta Siti a provare simpatia per Berlusconi, uomo che a suo dire, come un novello Mefistofele al rovescio, «desidera eternamente il bene e opera eternamente il male».

Come ci si poteva aspettare, questa descrizione di Berlusconi quale ingenuo e involontario artefice del male ha destato reazioni contrastanti tra le persone presenti, ma anche questo fa parte, a ben vedere, della volontà da parte di Siti di provocare il suo pubblico, quasi infastidendolo e investendolo di affermazioni contraddittorie. Un comportamento, questo, che può essere ricondotto all’esempio di Pasolini, di cui Siti è – come dicevamo – profondissimo conoscitore e sui cui lo scrittore si è soffermato sia durante il convegno sia nell’incontro con il pubblico: le apparenti contraddizioni, i ripensamenti e le abiure che hanno fatto di Pasolini un autore potenzialmente “utile” e “utilizzabile” per le parti politiche sia di sinistra sia di destra sono, secondo Siti, prova dell’estremo coraggio del grande scrittore e della sua volontà di sfuggire a qualunque sistema precostituito in nome di una sempre cercata genuinità e di un ritorno all’origine di ogni pensiero e della lingua in cui lo si esprime. Siti però spiega le proprie provocazioni non tanto come emulazione del pur ammiratissimo maestro “spirituale”, bensì anche come messa in atto della propria poetica del “realismo impossibile”: se la realtà è così molteplice e infinita da sfuggire a qualunque descrizione, il realismo è una mimesis che non si limita a rispecchiare piattamente e in modo subalterno il mondo, ma lo svela selezionandone una minuscola sezione, uno scorcio, e sorprendendo il pubblico con nessi imprevedibili che ne mostrano la stratificazione di significati. Non tutto va rivelato, il pubblico non deve capire tutto, così come non tutto si capisce della vita reale. Per spiegare la sua concezione del realismo Siti ricorre a un dipinto di Gustav Courbet del 1866 e raffigurante una donna nuda, “distesa su un letto e con le gambe divaricate a mostrare in primo piano la fica”, mentre nulla si vede del suo volto. Questo quadro rappresenta un primo e audace passo nel superamento dei limiti della raffigurazione del corpo e del sesso che Siti nei suoi testi porta a completamento, integrando i dettagli corporei e sessuali con il resto della vita, in un gioco inesauribile in cui la realtà svelata allude costantemente a uno strato ulteriore ancora da penetrare.