Reportage dallo studentato di Amsterdam dove laureandi e rifugiati vivono assieme

Ex periferia di Amsterdam, oggi quartiere di studenti e stranieri. In un ex parco sportivo, si costruisce il futuro della società olandese.

Qui 283 giovani olandesi e 282 rifugiati vivono insieme in un complesso che ospita 102 appartamenti condivisi e 463 monolocali. L’iniziativa, chiamata Startblok Riekerhaven, è supportata dall’amministrazione cittadina, dalla compagnia immobiliare De Key e dall’associazione Socius Wonen.

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Il progetto Startblok

Tutto è cominciato dalla compagnia immobiliare De Key, proprietaria di alcune casette smontabili momentaneamente inutilizzate. Vista l’emergenza case per rifugiati ad Amsterdam nasce l’idea di riutilizzarle in un parco sportivo, in disuso ormai da 10 anni. L’amministrazione locale vuole però che si dia alloggio anche a giovani olandesi: si decide così di creare una comunità mista. Il progetto, cominciato ufficialmente il 1 luglio 2016, si fonda sul principio di integrazione. Startblok non è semplicemente integrazione ma molto di più. Abitare in questo complesso significa condividere e gestire insieme lo spazio abitativo seguendo il principio del self-management. Gli inquilini di Riekerhaven sono giovani con un’età compresa fra i 18 e i 27 anni. Tutti con un futuro da costruire. L’idea, infatti, è quella di creare una comunità nel quale tutti crescano a livello personale e professionale. Metà degli inquilini sono studenti olandesi, l’altra metà proviene soprattutto da Siria ed Eritrea. Questi ultimi hanno appena ricevuto lo stato di rifugiato e stanno cercando di costruirsi una nuova vita in Olanda. Oltre alla sistemazione l’amministrazione cittadina di Amsterdam fornisce loro aiuti economici, corsi per imparare l’olandese e corsi d’integrazione in vista dell’inserimento nel mondo del lavoro.

Startblok

Dall’interno

A raccontarci la realtà del progetto è una dei suoi protagonisti, Fleur Eymann, responsabile PR, social media e comunicazione e inquilina di Startblok. Le attività sono tante e tutte su base volontaria. «Spesso, qualcuno ha un’idea, la propone e da lì nasce un’attività. L’insieme dell’offerta serve a creare un legame fra gli inquilini.» Le barriere culturali e soprattutto linguistiche qui non mancano però «in questo contesto è più facile accorgersi delle difficoltà degli altri ed intervenire efficientemente.» La comunità è molto eterogenea: ci sono rifugiati che hanno appena basi scolastiche, alcuni hanno completato gli studi nel loro paese d’origine, altri ancora parlano più lingue e mediano fra i vari gruppi. Un’altra importante iniziativa di Startblok è il Buddy project, ovvero la possibilità per i rifugiati di essere affiancati da un ragazzo olandese con simili interessi ed aspirazioni. L’innovativo progetto sta ricevendo tanta attenzione da parte dei media e delle istituzioni. Anche l’amministrazione di Berlino ha mostrato il proprio interesse e visitato il complesso Startblok Riekerhaven. «Pensare di copiare e incollare il progetto altrove è possibile. Solo parlando con gli abitanti del posto e ascoltando le loro esigenze è possibile che progetti come questo funzionino. La comunicazione in questo processo gioca un ruolo fondamentale. Solo con un dialogo interculturale volto all’apprendimento reciproco si può costruire la comunità del futuro.»

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