Se Trump non partecipa al G20 perché è organizzato ad Amburgo e la Germania non lo vuole

Dopo l’introduzione del Travel ban negli Stati Uniti, la partecipazione del neopresidente americano Donald Trump al G20 di Amburgo è a rischio.

In seguito alla firma dell’ordine esecutivo che impedisce l’ingresso negli Stati Uniti di tutti i rifugiati siriani sine die (anche se in possesso di visto) e dei cittadini di sette Paesi di religione islamica per 3 mesi, il partito tedesco dei Verdi minaccia drastiche conseguenze per Donald Trump. Il suo portavoce  Dieter Janecek ha riferito la richiesta del partito di revocare l’invito di partecipazione al G20 di Amburgo (7 e 8 luglio 2017) rivolto al neopresidente americano.

Il caos internazionale dopo l’introduzione del Travel ban

Le reazioni della comunità internazionale al Travel ban di Trump sono state di condanna e indignazione. Le ultime decisioni del neopresidente statunitense hanno addirittura messo a rischio il suo prossimo viaggio a Londra. Il sindaco della capitale britannica Sadiq Khan ha chiesto di annullare la visita di stato del presidente che con il suo ultimo ordine esecutivo ha bloccato alle frontiere tanti londinesi e inglesi con doppia cittadinanza. Il tycoon era stato invitato in Gran Bretagna dal premier inglese Teresa May in occasione del loro incontro a Washington lo scorso 27 gennaio, incontro volto a consolidare una “relazione speciale”. In varie parti del mondo civili e politici hanno preso le distanze dalla spregiudicatezza del presidente statunitense che in meno di due settimane ha firmato 17 ordini esecutivi distruggendo l’Obamacare, il TTIP, bloccando i fondi per l’aborto, stanziandone di nuovi per la costruzione del muro al confine col Messico e introducendo il bando dei migranti e degli stranieri di religione islamica.

La proposta dei Verdi

In Germania, dove è appena iniziata la corsa elettorale per il 2017, il partito dei Verdi ha alzato la voce più degli altri: «Se gli USA non abrogheranno l’assurdo blocco degli arrivi alle frontiere per il rappresentante Omid Nouripour- vice presidente del gruppo parlamentare americano tedesco rappresentante del partito dei verdi con doppia cittadinanza tedesca e iraniana- e di altri cittadini tedeschi allora dovremmo bloccare il viaggio di Donald Trump per il summit del G20 ad Amburgo. Non è possibile avere discussioni serie in queste circostanze» ha affermato il portavoce dei verdi al Bundestag Dieter Janecek all’Handelsblatt. Trump ha infatti comunicato di accettare l’invito della Cancelliera al summit del G20 confermato dal portavoce della stessa Cancelliera, Steffen Seibert, ma la polemica continua ad infiammare i media di tutto il mondo soprattutto quelli tedeschi. Angela Merkel che aveva condannato la decisione del neopresidente come “illegittima” in quanto discriminatoria nei confronti di alcune persone in base alla loro nazione di origine o religione. Seibert ha aggiunto che la Cancelliera ha ricordato al neopresidente gli obblighi imposti dalla ratifica dalla convenzione di Ginevra sui rifugiati per il rispetto dei i diritti umani, a quanto pare con scarso successo.

Le reazioni dei partiti in piena campagna elettorale

Anche il leader del partito gemello della CDU, la CSU, il presidente bavarese Horst Seehofer ha criticato l’ordine esecutivo di Trump nonostante sia stato in generale sempre abbastanza aperto al confronto con il presidente statunitense più divisivo e isolato a livello internazionale mostrando ottimismo dopo il discorso dell’inaugurazione.

L’AfD invece, come la maggior parte dei movimenti di estrema destra in Europa, tramite le parole di uno dei fondatori del partito Alexander Gauland afferma: “ Trump ha fatto bene, ci ha mostrato come fare” aggiungendo che il blocco degli arrivi è stata una scelta intelligente in quanto questi aumentano la pressione sui paesi d’arrivo togliendo spazio a problemi interni come la sicurezza e la povertà che invece interessano la popolazione interna, affermando che pure la Merkel avrebbe dovuto sottoscrivere un ordine esecutivo simile.

Per l’SPD parla invece il nuovo ministro degli esteri nonché segretario del partito, che ha rinunciato a correre per la cancelleria, Sigmar Gabriel, il quale in un incontro con il suo corrispettivo olandese Bert Koenders ha sottoscritto un documento in cui entrambi affermano: “Crediamo che il blocco degli arrivi contro milioni di persone basato sulla nazionalità le origini e la religione non è mai la giusta via di combattere il terrore” aggiungendo che vigileranno sugli effetti dell’ordine esecutivo sui cittadini con doppia cittadinanza dei rispettivi paesi.

Angela e Donald: un nuovo scontro?

Le tensioni fra il tycoon e la Cancelliera non sono mai state così elevate, nonostante la Merkel fin dall’inizio abbia sostenuto con fermezza la sua politica di apertura per i rifugiati e di rispetto per le norme internazionali chiedendo nel suo messaggio dopo il 29 novembre al presidente eletto di fare altrettanto. Parole al vento, Trump ha sempre tuonato contro la politica di accoglienza tedesca, sia durante la campagna elettorale, che recentemente parlando letteralmente di un “errore catastrofico”.

La Germania nell’ultimo anno ha accolto, più di un milione di rifugiati scatenando le ire dei partiti nazionalisti e populisti, come l’AfD ma opponendosi con i fatti radicalmente all’isolazionismo e al blocco del neopresidente americano, che è tornato ad attaccare più volte in questi ultimi giorni la Merkel.

Merkel, dipinta recentemente da Peter Navarro consigliere al commercio del neopresidente Trump in un’intervista al Financial Times, come antagonista principale delle sue politiche, sfruttatrice di un’Unione Europea sottomessa dalla Banca Centrale che ha sottovalutato l’euro per avvantaggiare la Germania creando una sorta di marco europeo, motivo per cui secondo lo stesso Navarro, Trump ha sancito la fine del trattato economico transatlantico, TTIP, con uno dei primi 17 ordini esecutivi di questi giorni.

Continui attacchi dunque arrivano da Washington a Berlino e viceversa in queste settimane con l’obbiettivo principale da un lato di minare la campagna elettorale tedesca, dall’altro di contenere l’eccessivo impulso di un presidente americano che sta sconvolgendo tutto ciò che sembrava consolidato almeno a livello di accordi internazionali.

Il braccio di ferro tra Merkel e Trump

La cancelliera ha dimostrato più volte come, nonostante la sua leadership non sia dirompente o carismatica come i suoi competitor a livello globale, riesca a tener testa con i fatti più di chiunque altro agli affronti che a livello internazionale vengono di volta in volta rivoltegli, basti pensare alla posizione della Merkel con Vladimir Putin sulla questione dell’Ucraina.

Dopo aver tenuto testa per oltre un decennio allo Zar di Russia il tycoon non spaventa la cancelliera tedesca più della campagna elettorale che l’attende, e nonostante la proposta dei verdi l’esclusione degli USA dal G20 sembra quanto meno poco plausibile, a meno che il presidente non crei una situazione di isolazionismo peggiore di quella attuale a livello internazionale.

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 Photo:  © Gage Skidmore – Donald Trump – CC BY SA 2.0