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Swastika Night, il bellissimo libro di fantascienza che si immaginò un mondo nazista prima della Seconda Guerra Mondiale

Due anni prima che Hitler invadesse la Polonia, qualcuno aveva già immaginato un mondo distopico governato dai regimi totalitari

VII secolo dopo l’avvento di Hitler. Il mondo è diviso in due blocchi fascisti: Africa, Europa e Asia occidentale sono sotto il dominio tedesco, Asia orientale e America sotto quello giapponese. Relegate alla funzione indispensabile di incubatrici e trattate come bestiame, le donne non hanno alcun diritto, mentre gli uomini sono diventati degli automi, terrorizzati da qualsiasi sentimento. In questo mondo avvelenato, la storia, la creatività, l’arte e i libri non esistono più. Nessuno ha alcuna conoscenza del passato, nessuna memoria storica prima dell’avvento di Hitler. La trama ruota intorno a Hermann che si interroga, come inevitabilmente fa anche il lettore, chiedendosi “Com’è potuto succedere?”. È questa la trama di Swastika Night, il romanzo di Murray Costantine pubblicato nel 1937, prima dell’annessione dell’Austria alla Germania nazista e dell’invasione polacca.

Murray Costantine, un autore misterioso

Per oltre cinquant’anni un alone di mistero ha circondato il nome fittizio Murray Costantine, con il quale sono state pubblicate diverse opere tra gli anni ’20 e ’40 del secolo passato, tra le quali “Proud Man” e “Swastika Night”. Sotto diverse pressioni del pubblico, l’editore ha rivelato all’inizio degli anni ’80 la vera identità dell’autore, anzi, autrice: Katherine Burdekin, nata nel 1896 a Spondon, nel Regno Unito.  Come scritto sul The Guardian, considerando il momento in cui è stato scritto e la comprensione di allora nei confronti di questo fenomeno, Swastika Night è un’opera sia profetica che perspicace, mostra al lettore la natura violenta, distruttiva, superstiziosa, insensata e disumana del fascismo.

Swastika Night

Copertina di Swastika Night 

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Burdekin e Orwell

Se Swastika Night vi sembra che ricalchi un po’ 1984 non siete i soli. Secondo Daphne Patai, che ha scritto l’introduzione della pubblicazione postuma (2014) del libro, Orwell era un “copione cronico” e le numerose similitudini interne dei due romanzi suggeriscono che potrebbe aver copiato anche da Burkenin. Forse il mancato successo dell’autrice è legato semplicemente alla sfortuna o all’essere arrivata troppo in anticipo sui tempi, certo è che l’esigenza di scegliere un nome d’arte maschile si inserisce all’interno di un’epoca in cui si dava scarso credito alle scrittrici donne di fantascienza. Consigliamo a tutti la lettura di questo libro, che non rappresenta soltanto un monito di cosa potrebbe accadere in un simile scenario distopico, ma anche di quanto sia importante non sottovalutare il presente.

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