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Io e i turisti italiani a Berlino

foto – (c) dante connection

La mia prima esperienza lavorativa in terra tedesca è stata quella di receptionist in un ostello enorme situato nel cuore di Berlino. Inutile dire che me ne sono successe di tutti i colori e, proprio per questo, avevo un blog in cui descrivevo in modo ironico la mia vita da lavoratrice. Il post che in assoluto mi sono divertita di più a scrivere, riguarda uno dei lati migliori che quel lavoro mi offriva: il contatto frequente con turisti italiani.

Ecco quindi a voi, qui di seguito, come avevo descritto il mio rapporto con i connazionali venuti a Berlino in veste di turisti.

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“Li vedo arrivare all’entrata dell’ostello e le loro fisionomie già mi rivelano la loro provenienza. Entrano ma non si dirigono direttamente alla reception. Si fermano in un angolo a discutere. L’oggetto della discussione riguarda chi dovrà compiere l’estremo atto di coraggio di andare a fare il check in e quindi parlare in inglese. Ecco, iniziano a gesticolare. “Hai prenotato tu e quindi ci vai tu!”. “Te lo scordi, tu l’hai studiato un anno in più di me! Ti tocca!”. “Si ma io avevo il debito in inglese!” . Verranno tirate in ballo pagelle, viaggi all’estero ed eventuali flirts con ragazze straniere. “Con lei però l’inglese lo sapevi parlare”.

La discussione porterà alla scelta della vittima che dovrà parlare con me. Viene spinto brutalmente in avanti dal gruppo e me lo ritrovo faccia a faccia. Nei suoi occhi colgo timore, insicurezza, confusione e sulla fronte gocce di sudore. So che sicuramente sta cercando di formulare nella sua mente la frase d’esordio, oltre a insultare, sempre mentalmente, i suoi amici . Io faccio finta di nulla e lo saluto gentilmente: “Hallo!”. “Hallo!” risponde. Ok…fino a qui ci siamo. Ci pensa ancora due minuti e poi si butta: “I have….I have a prenotation!”. Sento tutti i professori d’inglese defunti ribaltarsi nelle tombe e quelli ancora in vita essere colpiti da infarti multipli.

Reservation! Si dice reservation!

Trattengo il mio impulso a correggere da maestrina di scuola elementare mancata e rispondo “Siete per caso italiani?”.
Il suo viso si riempie improvvisamente di un grande sorriso e il suo corpo si rilassa, attraversato da un lungo sospiro di sollievo. Si è appena tolto di dosso un peso enorme. Quella conversazione in inglese gli avrebbe fatto perdere litri di sudore. Negli occhi posso intravedere ora quasi lacrime di gioia. “Grazie a Dio” mi risponde e poi si gira verso gli amici “Ragàààà…è italiana!!”. L’entusiasmo di aver trovato inaspettatamente in terra straniera una connazionale coinvolge anche il gruppo. A quel punto si avvicinano tutti e parte la classica frase “Allora possiamo farti anche delle domande!”. Questo probabilmente significa che se fossi stata una semplicissima receptionist tedesca, loro si sarebbero limitati a fare il check in e non avrebbero più osato avvicinarsi, nemmeno sotto tortura, al banco della reception. “Certo! Fatemi tutte le domande che volete! Sono qui per questo!”. Provo quindi un sensazione di estrema utilità mai provata prima. La mia vita, grazie a loro, ha ora un senso. Ma cosa ne sarebbe di questo meraviglioso gruppetto, se non ci fossi qui io ad aiutarli? Già me li vedo perdersi a Kreuzberg…Senza le mie indicazioni e informazioni non so in che stato tornerebbero in Italia. Sono la loro salvezza!!

È così più o meno che va l’arrivo di un gruppo di italiani in ostello. Ok…forse ho leggermente esagerato! Ma nella maggior parte dei casi è comunque vero il fatto che io rappresenti una sorta di “salvezza” per loro. Come loro, anzi voi, rappresentate una sorta di salvezza per me. Di fronte a un gruppo di italiani, mi sento improvvisamente come a casa. Finalmente un po’ di calore umano e del sano senso dell’umorismo. Sarò sicuramente di parte, ma il mix di allegria, fascino e ironia portato come un bagaglio a mano dagli italiani è davvero imbattibile.

Se dovessi poi stabilire la frase da loro più pronunciata, senza dubbio opterei per questa: “ahhhhhhh…scusa ma non lo sapevamo!”. Le regole da rispettare vengono infatti interpretate dagli italiani più che altro come indicazioni facoltative, delle linee guida che poi ognuno ha la facoltà di seguire o meno.

Ovviamente siamo al primo posto tra le nazionalità che non rispettano mai l’orario del check out. Spesso mi capita di dover andare nelle stanze e buttar gentilmente fuori gli ospiti ritardatari anche ben due ore dopo l’orario limite e la risposta dei miei connazionali è sempre all’incirca questa : “ehhhh…ma come siete pignoli! Si vede proprio che siamo in Germania!”. Deteniamo poi il record assoluto di aver fatto suonare per primi dall’apertura dell’ostello l’allarme antincendio, fumando in camera. Un record ottenuto con grande fatica e che mi riempie ancora oggi d’orgoglio.

A parte gli scherzi, l’orgoglio e la fierezza di essere italiana sono sempre vivi e presenti in me. È un vanto che cerco di mostrare appena ne ho la possibilità. La mancanza della mia terra e dei miei connazionali è probabilmente un qualcosa che non passerà nemmeno dopo anni. Ma grazie all’arrivo di turisti italiani in ostello, questa mancanza viene leggermente ridotta, dandomi a volte quasi l’impressione di non trovarmi più nel freddo territorio tedesco.
Ho solo un solo piccolo desiderio che vorrei venisse esaudito: studiate di più l’inglese!”

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