università tedesca

Iscriversi, frequentare e laurearsi: l’università tedesca spiegata in 9 punti da un’italiana a Berlino

La mia esperienza in un università tedesca. Quali le differenze rispetto al sistema universitario italiano?

Non ci sono state discussioni o strette di mano coi relatori (chi li ha più visti quei due?). Non ci sono stati brindisi con amici e parenti, corone di alloro, foto imbarazzanti attaccate in facoltà. Tutto è successo secondo il pragmatismo e la sobrietà teutonica. Prima una mail per annunciare che la tesi era stata corretta, poi la segretaria del Pruefungsbuero mi ha consegnato un diploma dimensione A4. E’ finita. Questa laurea tedesca passata praticamente inosservata mi ha portato a riflettere sulle differenze di questo sistema rispetto a quello italiano. Entrambi hanno i loro pregi e difetti. Entrambi fanno pensare che si tratti di due estremi e che la soluzione migliore sarebbe forse creare una via di mezzo tra i due. Ecco una lista punto per punto degli elementi che più si differenziano tra Italia e Germania. Nello specifico parlo delle mie due esperienze pratiche, Università di Pisa e Freie Universitaet di Berlino. A voi la scelta!

1. L’iscrizione

Si inizia malissimo. Quasi tutte le università tedesche sono a numero chiuso. Chi ha una maturità conseguita in Germania (Abitur), non dovrà sperare di ottenere un punteggio sufficiente in un test di ingresso basato su non si sa bene quali parametri (perchè devo sapere chi ha vinto San Remo per entrare a Medicina?), ma solo aver preso un buon voto all’esame di Stato. Certo il procedimento è altrettanto contestabile. Perché uno studente uscito dal liceo con 1,0 dovrebbe diventare un dottore migliore di quello uscito con 1,7? Ci sono numerose discussioni al riguardo, ma per ora è così.

Simile la situazione al master, la nostra specialistica. Per entrare serve un buon voto alla triennale oltre ovviamente ai crediti nell’area formativa di interesse. Alcuni master invece invitano i candidati ad un colloquio: in modo da poter valutare anche la motivazione e la preparazione specifica. Molto diversa la procedura per noi italiani che desideriamo studiare alle università tedesche. Ci tocca un lunghissimo procedimento fatto di certificati di lingua, documenti tradotti e asseverati dal Consolato, smistamento delle domande su un sistema a parte.

2. Le tasse

Le tasse alle università tedesche consistono nel pagamento del Semesterticket. Il tesserino da studente che dura sei mesi. Oltre a comprendere le quote amministrative, il tesserino dà diritto all’utilizzo di tutti i mezzi della città nel periodo indicato (da ottobre a marzo Wintersemester. Da aprile a settembre Sommersemester, dove Sommer è ovviamente da prendere come un augurio ottimistico visto in realtà non è da escludere di dover andare a lezione in piumino anche in questa parte dell’anno). Per Berlino questa tassa è pari a circa 290 euro. Un contributo quasi irrisorio se confrontato ai quasi 2000 euro l’anno che mi chiedeva l’Ateneo pisano. Va inoltre considerato che essere studenti a Berlino dà accesso a un sacco di facilitazioni, come il costo quasi dimezzato di entrata ai musei e altri sconti che si possono ricevere in giro. Questo, insieme all’abbonamento ai mezzi, fa sentire lo studente in una sorta di status privilegiato. Le poche regioni tedesche che avevano ancora delle vere e proprie tasse universitarie (in quanto l’istruzione nella Germania federale è tema di Land) le hanno tolte definitivamente negli ultimi anni.

3. Le borse di studio

Non solo le tasse universitarie in Germania sono quasi inesistenti: qui c’è anche la possibilità di accedere a borse di studio, per lo stato di Berlino offerte dal sistema BAföG. Noi italiani ce le possiamo anche scordare. Si possono richiedere solo se almeno un membro della famiglia per un certo numero di anni ha lavorato e pagato le tasse in Germania. Sono contributi piuttosto alti che permettono agli studenti tedeschi di pagarsi affitto e sostentamento durante gli studi. Svelato il mistero di come facciano ad andarsene tutti di casa a 19 anni! Per gli studenti stranieri esistono altri tipi di borse. Quelle del DAAD ad esempio, l’istituto col compito di favorire lo scambio accademico e quindi lo studio di stranieri in Germania e di tedeschi all’estero (qui le borse messe a disposizione per l’Italia e i relativi bandi).

4. Le lezioni

Ma veniamo alla didattica. La mia idea di lezione universitaria era una sala, normalmente sotto dimensionata rispetto alle esigenze, con le sedie o banchi tutti rivolti verso una cattedra, dalla quale, autoritario e unico detentore della verità, un professore teneva la sua lezione in forma di monologo. Questa forma di lezione, chiamata in Germania Vorlesung, occupa nelle università tedesche uno spazio assai ridotto. In un master risulta in genere totalmente assente. Sono gli studenti a parlare ed esprimere le proprie idee all’interno dei seminari. Seminar è una lezione che per la sua natura colloquiale contiene in genere dai 10 ai 30 studenti. A questi studenti è chiesto di leggere qualcosa prima della lezione per poter partecipare alla discussione sull’argomento. Il lavoro da fare è prima della lezione, non dopo. Poiché la partecipazione è importante, la frequenza è spesso obbligatoria.

A primo impatto si può pensare «Che bello! Finalmente un’università aperta in cui si possono esprimere le proprie idee». Dopo aver superato l’ostacolo posto nel dover seguire una discussione fatta da 20 madrelingua tedeschi con accenti diversi, ho capito che la realtà è un’altra. Un susseguirsi di alzate di mano da parte di studenti che, senza conoscere veramente un testo o un autore, se ne ergono a supremi commentatori solo per farsi vedere bravi dagli altri. Inutile dire quali abbagli possano essere presi da questi critici in erba. Una volta ho assistito ad una lunga elucubrazione di uno studente, sul come l’opera di Brecht fosse stata chiaramente influenzata dagli eventi Rivoluzione Francese del 1889. Sì, peccato che la Rivoluzione Francese sia avvenuta esattamente un secolo prima.

5. I professori

In questo contesto il professore perde totalmente il suo ruolo di insegnante, diventando piuttosto un moderatore della discussione. Si limita a commentare con diversi livelli di convinzione a seconda del grado della stupidaggine detta. Il caso di cui sopra è stato l’unico, in due anni, in cui ho visto un docente far notare chiaramente l’errore allo studente. L’altro lato della medaglia è che i professori sono più umili, più gentili e più disponibili. Chiacchierano volentieri con gli studenti anche dopo le lezioni, sono interessati alle loro opinioni e le rispettano. Poi ci sono sempre le eccezioni. Potrebbe capitarvi un relatore come il mio che in sei mesi di tesi non ha mai risposto a una mia mail.

6. Gli esami

Che tipo di esami potrebbero nascere in un contesto universitario come questo? Certo non qualcosa come Letteratura italiana contemporanea, 10 CFU, 1 manuale in 3 volumi, 4 romanzi, 2 libri di poesie e 9 saggi da dover recitare quasi a memoria in un’interrogazione orale. Alla triennale si possono ancora trovare le Klausuren, ovvero i compiti scritti. Al master scordatevi pure gli esami scritti o orali che siano. Al massimo dovrete tenere una piccola presentazione su un argomento a piacere in ogni seminario. Ma quello che vi darà il voto (se serve il voto, perché qui è anche molto diffusa la pratica dei crediti formativi dati sulla presenza ai seminari senza valutazione) sarà l’Hausarbeit. Una tesina dalle 15 alle 25 pagine da scrivere su un tema collegato al corso concordato con il docente. Per noi poveri studenti stranieri ci sarà da divertirsi. Così come da sborsare lauti contributi per la correzione ogni volta che dobbiamo consegnare un lavoro.

7. Le attività collaterali

Come attività extra-didattiche le università tedesche offrono tanto. A partire dal numero incredibile e dalla varietà dei corsi di sport, prenotabili all’inizio di ogni semestre a prezzi veramente convenienti (queste le offerte di FU, HU, TU), fino alle varie associazioni studentesche. La FU ha un club per gli studenti internazionali, l’Internationaler Club. Organizza moltissime attività, visite guidate alle quali i membri del club possono accedere a prezzi scontati. Tra i numerosi istituti satelliti dell’università c’è anche il Career Service. Ufficio che si occupa di accompagnare gli studenti all’interno del mercato del lavoro attraverso consulenza ed un portale online sul quale vengono quotidianamente pubblicate offerte di lavoro. L’università diventa tutto un mondo da vivere e non solo libri da studiare.

8. La tesi

Ci avviciniamo alla conclusione del percorso accademico German style. La tesi funziona in modo simile all’Italia. Solo in due punti si allontana molto: il carico di lavoro e il rapporto col relatore. Il carico del lavoro si rivela estremamente più basso. Le tesi sono più corte (nel mio caso 70-80 pagine per una specialistica) e si ha più tempo a disposizione. Il relatore invece ha un ruolo diverso perché non segue passo passo lo svolgimento del lavoro, leggendo e correggendo i vari capitoli. Concorda con lo studente solo il tema e poi corregge il tutto alla fine (come per gli Hausarbeiten). Un salto nel buio, insomma.

9. La laurea

La laurea avverrà nel modo più silenzioso e meno celebrativo possibile. Pochissime facoltà hanno la discussione della tesi come in Italia. Il voto della tesi te lo comunicano per e-mail. Una cosa del genere: «Buongiorno. La sua tesi è stata valutata. Questo è il voto: Arrivederci». Inutile desiderare un augurio o un complimento per il traguardo raggiunto. Dopo una settimana un’altra mail altrettanto coincisa avverte che il diploma è pronto, lo si può andare a prendere in segreteria. So di gente che addirittura ha ricevuto il suo diploma per posta. Peccato, quell’atmosfera festaiola che invade le università nei periodi delle sessioni di laurea mi piaceva. Peccato anche perché la discussione permette di parlare in pubblico del proprio lavoro, difenderlo, esserne orgogliosi, e sentire con immensa soddisfazione che il percorso è finalmente arrivato al termine.

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Immagine di copertina: FU Berlin ©  Martin aka MahaCC BY SA 2.0