Vandalismo e gentrification, l’East Side Gallery di Berlino rischia di “morire”.

Non è una novità. L’East Side Gallery e tutti i suoi murales sono nuovamente e pesantemente imbrattati da scritte di vario tipo. Questo tratto del Muro di Berlino, il più lungo ancora in piedi con i suoi 1,3 km di lunghezza, non deve combattere solo con chi vorrebbe abbatterla per fare spazio ad abitazioni di lusso ed uffici (già ce n’è uno), ma anche per la sua stessa conservazione. La sua natura di “monumento all’aria aperta” si presta purtroppo oltre che ai vari danni delle intemperie anche a quelli intenzionali di chi pensa di poterci dipingere sopra. I turisti che venendo a Berlino ci scribacchiano il proprio nome oppure dediche e saluti sono stati e sono ancora molti. Peccato.

La storia dei murales dell’East Side Gallery. Quando a partire dal 1989 furono chiamati centinaia di artisti da tutto il mondo per dipingere la parte orientale del Muro (che per tutta la durata della divisione della città era rimasta rigorosamente grigia), non era chiaro cosa ne sarebbe stato di quei lavori. Solo nel 1992 la galleria fu messa sotto tutela monumentale (Denkmalschutz), ma servì a poco. Non si fu in grado di fermare gli atti vandalici o le scritte di berlinesi e turisti a cui poco importava dell’arte e del significato di quei graffiti. Nel 2009, in occasione del ventennale della caduta del muro, all’amministrazione comunale della città invito tutti gli artisti che dipinsero la East Side Gallery nel 1989 a ridisegnare le proprie opere garantendogli che stavolta le vernici usate sarebbero state in grado di preservarle da nuovi atti vandalici e dall’umidità del vicino fiume. Alcuni di loro accettarono e ridipinsero esattamente ciò che fecero vent’anni prima, altri decisero di occupare il proprio spazio con nuove fantasie (il “test the rest” accanto alla Trabant di oggi era un tempo “test the best”), altri invece rifiutarono categoricamente (ecco la ragione degli spazi grigi che si vedono tuttora).

L’East Side Gallery oggi. Ciò che è certo è che lo stato attuale dell’East Side Gallery è pessimo. Ben 70 dipinti su 105 sono stati graffiati o ricoperti di scritte. L’associazione degli artisti che la rappresenta sta pensando a nuove soluzioni per risolvere il problema. Secondo la Berliner Zeitung, il leader della Kuenstleriniziative Kani Alavi vorrebbe proporre non solo il divieto di parcheggio lungo la galleria, l’istituzione di un info-center e di una guardia, ma addirittura la creazione di un recinto per impedire di avvicinarsi troppo ai dipinti.

Un muro intorno al Muro? Sicuramente questa operazione snaturerebbe il monumento, nato come simbolo internazionale di libertà, dove la sua apertura e gratuità andavano a braccetto con il significato dei suoi dipinti. Non poterci più camminare accanto, appoggiarcisi e guardarlo da vicino non sarà la stessa cosa, però dopo le numerose opere di restauro andate in fumo è comprensibile che si pensi a qualcosa di più drastico.

Anche il politico dell’SPD facente parte del Baustadtrat di Kreuzberg Hans Panhoff ritiene che il livello di protezione della galleria debba essere aumentato e annuncia che si cercherà di farla diventare monumento nazionale. Tra lo stato di Berlino e il resto della Germania ci sono però sempre state dispute riguardo il finanziamento dei lavori di sanamento della galleria. Come si svilupperà la questione per ora è quindi difficile da prevedere. Certo, a sensibilizzare sull’argomento ci pensa con ottimo tempismo il documentario “East Side Gallery”, nelle sale dallo scorso giovedì 8 gennaio: due ore e mezzo di film che ripercorre la storia e le contraddizioni di questo monumento allo stesso tempo molto amato e spesso lasciato a se stesso.

Foto copertina: “Berlin – East Side Gallery” © CleftClipsCC BY SA 2.0