Ravensbrück, il campo di concentramento femminile vicino Berlino

A soli novanta chilometri a nord di Berlino sorge il campo di concentramento di Ravensbrück, il lager nazista costruito appositamente per la reclusione e il conseguente sterminio di prigioniere di sesso femminile

Nei pressi del lago di Fürstenberg/Havel a nord di Berlino sorge il campo di concentramento di Ravensbrück, uno dei più grandi lager tedeschi destinati a prigioniere donne. Oltre a essere adibito a campo di lavoro, ben presto il lager venne impiegato per l’addestramento delle Aufseherinnen, le terribili sorveglianti conosciute per la loro efferata brutalità.

La storia di Ravensbrück

Il campo di concentramento femminile di Ravensbrück venne aperto il 15 maggio 1939 per volere di Heinrich Himmler, comandante della polizia e delle forze di sicurezza del Terzo Reich. Il campo sorgeva su una duna sabbiosa, circondata da un muro alto quattro metri, e da una foresta desolata che già lasciava presagire le terribili torture a cui sarebbero state sottoposte le vittime, gran parte delle quali di sesso femminile. Solo a partire dal giugno 1941, il campo venne esteso anche a detenuti uomini attraverso la costruzione di un’imponente area denominata Männerlager. Ravensbrück vantava inoltre altri 31 sotto-campi disseminati su tutto il territorio della Germania, dal Mar Baltico alla Baviera: si trattava in sostanza di una vera e propria macchina da lavoro, atta a rimpinguare le casse dello stato tedesco. Non a caso, le donne venivano impiegate nella ditta Siemens Werke e nella sartoria Tex Led che si trovavano appunto all’interno del campo. Così come accadde a gran parte dei lager nazisti, anche Ravensbrück fu chiuso nel 1945, quando l’avanzata dell’Armata Rossa da un lato e i bombardamenti degli alleati dall’altro, resero necessaria l’evacuazione tempestiva del luogo, nonché l’eliminazione a tappeto di tutti i prigionieri.

Ravensbrück

Ravensbrück

Le detenute di Ravensbrück

Le prime a essere deportate all’interno del campo di Ravensbrück furono le dissidenti politiche (comuniste, socialdemocratiche o semplici simpatizzanti), e le testimoni di Geova, seguite da tutte coloro che avevano osato contaminare la purezza ariana con una razza inferiore, chiamata in maniera dispregiativa Untermensch. Ebrei, zingari, popoli slavi facevano parte di quest’ultima categoria. Vittime dell’insensata propaganda antisemita nazista erano inoltre omosessuali, criminali, mendicanti e femministe, considerati “elementi asociali”, ossia moralmente e psichicamente degenerati. In seguito all’invasione tedesca della Polonia, avvenuta nel settembre 1939, vennero deportate sempre più donne di nazionalità polacca, che a partire dal giugno 1942 divennero le vittime prescelte dei terribili esperimenti medici su cavie umane. Ogni detenuta era contrassegnata da un triangolo di stoffa colorata che identificava la ragione dell’internamento; sul triangolo era inoltre apposta una lettera dell’alfabeto che indicava la nazionalità. Le donne erano sottoposte a orari di lavoro massacranti di dodici ore al giorno. Spesso erano costrette a svolgere dei lavori a dir poco inutili, come trasportare degli enormi macigni da una parte all’altra del campo e portarli di nuovo sul luogo di partenza; le prigioniere debilitate venivano trasportate nei più vicini campi di sterminio e uccise senza pietà (si parla non a caso dei cosiddetti “trasporti neri“). Ravensbrück dunque è nato come campo di lavoro; solo in seguito, divenne anche luogo di annientamento di massa. Negli ultimi anni, infatti, l’avanzata dell’Armata Rossa rese necessaria l’evacuazione del campo e l’eliminazione di tutti i detenuti. L’inaccessibilità delle strade aveva reso i trasporti neri sempre più difficoltosi: nacque così il corridoio della fucilazione, situato tra il bunker e il crematorio, dove le vittime venivano uccise; inizialmente venivano ferite con un colpo alla nuca e successivamente finite con un’iniezione di veleno al cuore. 

© ho visto nina volare CC BY-SA 2.0

Gli orrori del campo di Ravensbrück

Ravensbrück rappresenta senza dubbio uno dei tanti luoghi della vergogna, nonché uno dei simboli dell’assurda propaganda nazista. La gravidanza era considerata un ostacolo alla produttività, pertanto le donne venivano costrette ad abortire nei modi più barbari, e, quando non ci riuscivano, ricorrevano alla cremazione del feto all’ottavo mese. Non di rado veniva consentito loro di portare avanti la gestazione, ma una volta nato, il bambino veniva strangolato o annegato davanti agli occhi della madre. A Ravensbrück esisteva inoltre una sala (chiamata ironicamente Kinderzimmer) in cui i piccoli venivano abbandonati a morire di fame e lasciati in pasto ai topi. Insomma, tutto faceva parte del piano di pulizia etnica del Führer. Tra gli orrori del campo, non vanno dimenticati gli assurdi esperimenti medici su cavie umane. Le vittime erano principalmente ragazze di nazionalità polacca, molte delle quali rimasero uccise o debilitate a livello fisico e psichico. La prima serie di esperimenti riguardò nuovi farmaci destinati alla cura delle infezioni di guerra. Le internate venivano deliberatamente ferite, fratturate e infettate con batteri. Spesso venivano introdotti pezzi di legno, vetro o stoffa nelle ferite, allo scopo di provocare la cancrena. La seconda serie riguardò lo studio del processo di rigenerazione di ossa, muscoli e nervi: alcune donne subirono amputazioni, altre gravi infezioni. Altre sperimentazioni prevedevano congelamenti prolungati, trapianti, nonché ricerche sulla cura ormonale dell’omosessualità. Per sfuggire a queste torture, molte donne decidevano di lavorare come prostitute nei campi di concentramento limitrofi, dove veniva fornito loro cibo, riposo e vestiti puliti. Le ragazze di Ravensbrück, infatti, venivano impiegate nei bordelli dei lager tedeschi allo scopo di incrementare la produttività del personale di guardia e degli internati criminali comuni. Alcune decidevano di partire volontarie; tuttavia, molte tornarono affette da malattie veneree.

Ravensbrück

Ravensbrück

Le Aufseherinnen

Oltre a essere un campo di lavoro, Ravensbrück venne adibito all’addestramento delle Aufseherinnen, le guardie donne addette alla sorveglianza dei blocchi femminili dei lager nazisti. Reclutate con appelli e giornali patriottici, molte donne (la maggior parte delle quali di estrazione sociale medio-bassa) erano attratte dalla prospettiva di un ottimo stipendio. Si conta che tra il 1942 e il 1945 siano state reclutate e addestrate più di 3500 ragazze, la cui ferocia sbalordì le stesse SS. La cosa non dovrebbe sorprenderci considerato che la società dell’epoca era estremamente patriarcale, quindi quella di sorvegliare e torturare i detenuti era senza dubbio l’unica forma di potere che le Aufseherinnen potevano esercitare. Tra le feroci aguzzine spicca il nome di Hermine Braunsteiner, meglio conosciuta come “la cavalla scalciante” poiché aveva l’abitudine di uccidere i bambini calpestandoli davanti agli occhi delle madri. Si occupava inoltre della selezione delle donne e dei bambini da spedire nelle camere a gas, e nel fare ciò si basava sul colore degli occhi delle vittime. La donna lavorò dapprima a Ravensbrück e successivamente nel campo di sterminio polacco di Majdanek. Dopo essere stata arrestata e rilasciata, la donna si nascose per anni negli Stati Uniti, dove nel frattempo aveva intessuto una relazione con un soldato americano, il cui matrimonio le valse il cognome Ryan e la cittadinanza statunitense. Tuttavia, la sua vera identità venne portata allo scoperto nel 1980 dal famoso “cacciatore di nazisti”, Simon Weisenthal, uno dei pochi sopravvissuti all’Olocausto. L’ex Aufseherin venne dunque processata in Germania assieme ad altri membri delle SS di Majdanek, e condannata all’ergastolo.

Ravensbrück

Uckermaerkische Seen Nature Park, Str. der Nationen 1, 16798 Fürstenberg/Havel

Aperto ogni giorno

dalle 9:00 alle 17:00 (da Ottobre ad Aprile)

e dalle 9.00 alle 20.00 (da Maggio a Settembre)

ingresso gratuito

 

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Immagine di copertina: © ho visto nina volare CC BY-SA 2.0