Sigaretta elettronica: intervista a chi la usa da anni (a Berlino come altrove)

A Berlino è ancora possibile fumare nei bar, un gesto che diventa ritualità e vizio a cui è difficile rinunciare.

Per smettere c’è chi è passato alla e-cigarette o sigaretta elettronica, che permette di conservare la gestualità del fumare senza i danni dovuti dalla combustione del tabacco, come racconta una nostra collaboratrice qui a Berlino, Alice L. «Ho iniziato a fumare durante gli anni dell’università, in Italia. All’inizio fumavo solo la sera, specialmente in compagnia. Poi, senza sapere come, mi sono ritrovata a fumare da sola interi pacchetti. Raggiungevo il mio massimo in prossimità degli esami, quando ero più stressata. Ma in generale non riuscivo nemmeno più a bere un caffè senza accendere una sigaretta. Mi rendevo conto che questo vizio mi stava sfuggendo di mano, visti soprattuto i rimproveri della mia famiglia in cui non ha mai fumato nessuno. All’inizio nascondevo la testa sotto la sabbia e mi raccontavo che in fondo avrei potuto smettere appena avessi voluto. Dopo una bronchite durata una settimana, con tosse e mal di gola, ho deciso che era un segno e che dovevo smettere assolutamente. Non ho più comprato il tabacco, ma fumavo facendomelo dare dal mio ragazzo o dalle mie amiche. Lì capii che ero davvero dipendente, e decisi di tentare di smettere con la sigaretta elettronica».

I dubbi e i punti di forza.

«All’inizio non mi piaceva nemmeno l’idea della sigaretta elettronica», continua la nostra collaboratrice. «Pensavo che fosse meglio smettere completamente, senza dover passare attraverso uno step intermedio. Avevo anche letto molti articoli che parlavano dei possibili danni sulla salute, e io volevo essere sicura di risolvere completamente. Nel frattempo ero arrivata a Berlino, e continuavo a comprare un pacchetto una settimana sì e uno no. Cercavo di limitare le sigarette, ma nei bar in cui è possibile fumare sorseggiando una birra al riparo dal freddo la tentazione era continua e non riuscivo proprio a smettere. Ne parlai con un mio amico che era qui già da un po’, e lui mi porto ad Alexanderplatz, in un negozio FlavourArt, uno store di origine italiana specializzato nella vendita di liquidi per sigaretta elettronica. Lì ho scoperto che questo negozio ha una collaborazione attiva con l’Università degli Studi di Milano (qui un’intervista in proposito, ndr), e vedere dei dati raccolti da un ente serio mi ha molto tranquillizzato riguardo i possibili danni. Mi sono poi informata sugli studi sul vapore attivi in Italia e in Europa, in particolare quelli condotti dalla LIAF (Lega Italiana Anti Fumo; qui un’intervista interessante a Riccardo Polosa, ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Catania e direttore scientifico della LIAF, ndr). Con la sigaretta elettronica il cammino è stato molto più facile: una buona parte della mia dipendenza era data dalla gestualità, dal bisogno psicologico di aspirare del fumo. Man mano ho eliminato del tutto la nicotina dal vapore».

I liquidi e il sapore della sigaretta elettronica.

«Anche per il sapore con FlavourArt mi sono trovata molto bene. L’azienda è specializzata in aromi per il cibo, per cui vengono eseguiti studi scrupolosi anche per le sigarette elettroniche. Infatti i sapori sono buonissimi, e ho trovato una scelta veramente vasta. Ho iniziato con un quantitativo abbastanza alto di nicotina per poi diminuire gradualmente, e oggi sono completamente a zero. Si può scegliere infatti se “svapare” con o senza nicotina. Personalmente penso che sia meglio senza, ma la soluzione di abbassare gradualmente il quantitativo è molto efficace».

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Foto di copertina: Pexels © CC0

Foto nel testo @FlavourArt