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Sputnik – Le avventure di una giovane eroina ai tempi della DDR

 
Sputnik, ossia le avventure di Friederike e la sua cricca di amici ai tempi della DDR. Il regista di corti per bambini e prodotti seriali (Schloss EinsteinMarkus Dietrich fa il suo ingresso nel mondo del lungometraggio con una commedia a misura di bambino, piacevole e divertente anche per quegli adulti disposti a guardare ‘abbassandosi’ all’altezza dei più piccini. Forse non raggiungerà le strepitose vette d’avventura, humour e valori condivisi del cult generazionale I Goonies – con Spielberg nei panni del produttore e artefice del soggetto – e non sarà una pietra miliare nella letteratura cinematografica della Ostalgie come il capolavoro del 2003 Good Bye, Lenin!. Eppure Sputnik, che del primo riferimento filmico mutua lo spirito di coesione del gruppo di piccole canaglie riunite intorno a un progetto incredibilmente avvincente (il sogno di essere teletrasportato dall’est all’ovest della Germania sostituisce la caccia al tesoro de I Goonies, ma restano le ambite proiezioni di una mente ‘piccola’ che accetta solo di pensare in grande) e del secondo l’accuratezza nella ricostruzione del finire di un periodo storico dove due sistemi socio-economico-culturali si scontravano al di là di un muro, diverte e piace. 

Sul finire dell’ottobre 1989, in un piccolo paese della Germania dell’est, Friederike (Flora Li Thiemann) – 10 anni e carattere da vendere – gioca a diventare un’astronauta insieme all’amato zio e ‘capitano’ Mike e ai suoi due amici con cui condivide la stessa passione, mentre guarda la trasmissione – proibita perché sui canali dell’ovest – “Raumschiff Interspace”. Un giorno Friederike riesce a volare su uno ‘Sputnik’ artigianale costruito sotto la supervisione dello zio, ma qualcosa va storto e nell’atterraggio di fortuna si rompe un braccio e danneggia l’auto del pedante poliziotto-controllore e garante dell’ordine (Devid Striesow), che da quel momento non smette di sorvegliare ogni sua attività. Il vero dramma di Friederike arriva quando Mike parte per l’ovest, unico posto dove poter concretizzare i propri sogni. È a questo punto che decide di mettere in atto il suo piano,  costruire una macchina che la teletrasporti dall’altra parte della barricata a riportare indietro il suo compagno prediletto d’avventure.

Se, nel tentativo di evitare alla madre lo shock della caduta del muro, Alex (Good Bye, Lenin!) metteva in scena una farsa con cui riscrivere dignitosamente e idealisticamente il corso degli eventi che portarono il socialismo a una fine rovinosa, in Sputnik la compagine socialista incarnata dalle forze dell’ordine ridicolizza il sistema stesso, mentre a spuntarla sono i ‘piccoli eroi’ i quali, noncuranti delle barriere fisiche, politiche e culturali limitanti, si preoccupano unicamente di perseguire i propri sogni. E chissà che non finiscano con l’influenzare la storia! Dietrich si dimostra un meticoloso direttore d’orchestra, tanto nella precisione dedicata a costumi e oggetti che riportano indietro nel tempo e in una plausibile ricostruzione delle atmosfere dell’epoca, quanto nella scelta e gestione del cast, in primis della protagonista – definita da alcuni giornalisti tedeschi una sorta di ‘Pippi Calzelunghe rivoluzionaria’ – un concentrato di carisma ed energia che conduce il gioco con risolutezza e passione. 83 minuti di visione mettono insieme azione, storia e cuore tenendo bene a mente il privilegio dell’intrattenimento.

Dal 24 ottobre al cinema in Germania.

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